Porto, Indaco illustra i progetti |”Lavoriamo a un modello Catania”

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09 Marzo 2016, 05:07

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CATANIA. L’apertura del porto alla città, prima ancora la nuova darsena, e il suo parziale cedimento e, da ultimo, la polemica sulla Vecchia dogana. Il commissario dell’autorità portuale, Cosimo Indaco, affronta i nodi più delicati del suo mandato, in scadenza ad aprile, raccontando quello che sarò il porto di domani della città etnea.

Commissario, finalmente il waterfront.

“L’apertura del porto era uno dei traguardi al quale volevo arrivare nel corso del mio primo mandato di presidenza. Per fare questo, dal momento che non potevamo mortificare l’aspetto commerciale della struttura portuale, abbiamo ideato di realizzare la darsena, che poi è stata inaugurata lo scorso anno. Lo spostamento del traffico commerciale e dei traghetti, ha comportato la liberazione totale dello spazio di fronte la Capitaneria di porto, fino al molo foraneo, per attività turistica, diportistica e croceristica. Queste attività si sposano con la fruizione anche da parte della città. In funzione di questo, abbiamo chiesto alla Guardia di finanza di arretrare la barriera doganale, per fare il nuovo water front.

Quali i passaggi di questa apertura?

Si tratta di due step: il primo riguarda la fruizione immediata, che dà la possibilità di godere del fronte mare; il secondo step riguarda l’armonizzazione urbanistica tra il porto e il resto della città per cui occorre la creazione di un unico progetto urbanistico. Si dovrà fare con un concorso di idee, internazionale, delle valutazioni assolutamente importanti, perché non va dimenticato, ad esempio, che una delle questioni più importanti e difficoltose da risolvere, è il traffico di via Dusmet. Noi vogliamo creare un’occasione di crescita per la città, utilizzando spazi mai utilizzati prima, creando delle strutture dedicate solo a un’unica attività. Siamo arrivati a tutto questo grazie al progetto madre che è stato lo spostamento della darsena, che ha permesso di selezionare le altre aree in funzione di quelle che devono essere le caratteristiche di utilizzazione.

L’idea di un collegamento possibile tra Passiatore e molo foraneo è ancora valida?

Certo. Con il progetto di messa in sicurezza del molo foraneo, struttura essenziale da cui nasce il porto catanese, che è completamente artificiale, si realizzerà – e abbiamo già il progetto fatto – una lunga passeggiata che, da un lato, andrà verso il Passiatore e, dall’altro, lato verso la stazione della metropolitana.

Quali sono i tempi?

Una volta finiti i lavori dell’impianto fognario, idrico e antincendio, partirà la gara per il restyling del basolato del porto vecchio, finanziato dall’autorità portuale per 3 milioni e mezzo di euro. Stiamo completando le ultime prassi e poi si farà la gara. Il 25 aprile apriremo la sbarra del varco Dusmet e sarà modificato il recinto doganale. Chiaramente tutto questo è collegato al problema della sicurezza. Poi, ci sono progetti per cui dipendiamo dal finanziamento statale per la sistemazione delle banchine sotto il molo foraneo. Stiamo cercando di creare un modello catanese, ma per questi grandi progetti i tempi non sono ancora definiti.

Da cosa dipendono?

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Diciamo che dipende da tanti fattori. Abbiamo uno studio fatto con l’Ance del nuovo Waterfront, stiamo coinvolgendo anche l’Università. Ma occorrerà tempo. Intanto apriamo la struttura e lavoriamo, senza fretta, a donare a questa città qualcosa di pregio che rimanga e dalla quale non si torni indietro. Un circolo virtuoso che si innescherà da solo. Il mio mandato finisce ad aprile e io sto cercando di creare i presupposti perché chiunque venga dopo di me continui su questa strada nell’interesse del nostro territorio. Con la firma del protocollo d’intesa, vincolante, non si potrà tornare indietro.

Cambiando argomento. Il caso Tecnis ha avuto conseguenze sul consolidamento della nuova Darsena?

La parte che ha ceduto è stata messa in sicurezza. Fino a oggi la Tecnis ha risposto a tutte le richieste che abbiamo fatto. C’è da lavorare ancora, però, perché la tipologia di eliche che usano le navi mettono in grande discussione la struttura portuale. Insieme alla Tecnis stiamo cercando di porre rimedio. Siamo stati molto preoccupati, ma devo dire a onor del vero che noi siamo in una fase conclusiva dei lavori. Manca appena il 5 per cento dell’opera. Ora si farà un passaggio per migliorare ulteriormente la struttura.

E completiamo con la Vecchia dogana. Cosa sta succedendo?

La struttura della Vecchia dogana era stata dismessa perché fatiscente. Si parla di vent’anni fa. Ci sono verbali dei vigili del fuoco che hanno dichiarato pericolante parte dell’edificio, che ha una grossa valenza architettonica. L’idea era quella di utilizzare la struttura per farne la stazione marittima e luogo di aggregazione culturale, per dare una spinta alla città a livello turistico. Contestualmente, però, bisognava aprire il porto alla città. È questo che io rimprovero.

Un progetto molto articolato, che poi è quello che si sta portando avanti oggi.

Questo ha una valenza strategica. Quando è stata invece iniziata l’attività della Vecchia Dogana, probabilmente qualche errore di gestione è stato fatto e ha comportato la situazione che oggi si tenta di cambiare, modificando la programmazione. Perché è vero che sono stati spesi tre milioni di soldi pubblici, ma è altrettanto vero che il doppio lo ha investito il privato. La struttura è stata ristrutturata e quindi il recupero del bene c’è stato e ora è funzionante. Gli attuali gestori però hanno sbagliato e, con la fretta di utilizzare l’edificio, non hanno atteso che l’Autorità portuale facesse un’analisi, dopo la richiesta di apportare cambiamenti, non ultima quella di fare la discoteca che noi non abbiamo autorizzato perché per farlo noi dobbiamo fare alcune valutazioni insieme all’avvocatura dello Stato. Le autorizzazioni le hanno tutte ma non la nostra. Ho mandato una nota dove ho ribadito le nostre attività.

Come giudica il suo mandato?

Io quello che ho promesso l’ho fatto e credo di aver realizzato tutto quello che era giusto fare. Mi sono sentito come Cincinnato, chiamato per cercare di fare il bene della mia città. Io ci ho provato con tutto l’amore che ho, insieme al ministro e al sindaco. Bisogna creare opportunità per questa città e il porto, in questo senso, può fare molto.

 

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09 Marzo 2016, 05:07

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