Porto, quella revoca non basta| Lotta interna al centrodestra - Live Sicilia

Porto, quella revoca non basta| Lotta interna al centrodestra

La revoca del Piano regolatore del porto non spetta al Comune, ma alla Regione che deve ancora approvarlo. Parola di Antonino Bevilacqua (nella foto). E si riaccende il fronte del porto.

BEVILACQUA: "VA APPROVATO DALLA REGIONE"
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Il fronte del porto, ovvero lo scontro tra il comune di Palermo da un lato e l’Autorità portuale dall’altro sulla gestione di tre porticcioli turistici e dei relativi finanziamenti, si arricchisce di nuovi colpi di scena e racconta non solo di un conflitto tra Leoluca Orlando e Antonio Bevilacqua, ma anche di una lotta sotterranea tutta interna al vecchio centrodestra.

Ma andiamo con ordine. Lunedì scorso Sala delle Lapidi ha revocato in auto-tutela il Piano regolatore del porto, approvato nel novembre del 2011, che prevedeva la cessione all’Ente porto di tre porticcioli turistici che una sentenza del Consiglio di Sato del 2005 assegnava a Palazzo delle Aquile ma che l’allora sindaco, Diego Cammarata, aveva deciso di “regalare” all’Autorità portuale con due note inviate al ministro Lunardi. Un atto che ha mandato su tutte le furie Leoluca Orlando, tanto da spingerlo, alla conferenza stampa di insediamento, a promettere immediati provvedimenti.

E infatti il sindaco Orlando, lo scorso sei giugno, ha scritto al ministero chiedendo la restituzione dei porticcioli e incaricando l’Avvocatura comunale di procedere in tutte le sedi opportune. Una missiva che ha gettato nel panico il consiglio comunale, che quel Piano regolatore l’ha approvato sulla base di un parere degli uffici che a loro volta si rifacevano alle lettere del sindaco Cammarata. E la paura di aver provocato un danno erariale ha spinto i consiglieri a revocare il tutto, senza che però nessuno glielo chiedesse. Il sindaco Orlando, infatti, non ha mai chiesto al vecchio consiglio comunale di procedere alla revoca, ma aveva solo preannunciato la presentazione di una delibera alla nuova Aula che rimettesse a posto le cose.

Una prudenza dettata dalla consapevolezza che quella del comune è solo un’intesa, e non l’approvazione finale, di un iter che coinvolge la Regione e il Consiglio superiore dei Lavori pubblici e che, da novembre ad oggi, è andato comunque avanti. Così come ha messo nero su bianco proprio Antonio Bevilacqua che il 13 giugno, ovvero lo stesso giorno che il caso è nuovamente scoppiato a piazza Pretoria, ha preso carta e penna e mandato per raccomandata una nota al ministero, alla Regione e al Comune per mettere in chiaro le cose. Perché l’iter, come sottolinea Bevilacqua, potentissimo presidente dell’Autorità portuale da sempre vicino a Gianfranco Micciché e già consulente di Cammarata, non viene approvato dal Comune, cui spetta una semplice intesa, ma dalla Regione che deve ancora esprimersi in merito. Come confermato anche da una nota del Dipartimento regionale all’Urbanistica del 18 maggio, con cui l’assessorato non solo lamenta di non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione da Sala delle Lapidi sulla delibera di novembre, ma chiede anche di essere coinvolto a pieno titolo per evitare che il Prg si sostituisca, in qualche modo, al piano regolatore urbano della città.

Nessuna revoca del Piano, quindi, perché Sala delle Lapidi non ne aveva il potere, ma solo un passo indietro che adesso il Comune dovrà spiegare, visto che la notizia, dicono all’Autorità portuale, è arrivata solo tramite la stampa e non è stata ancora comunicata ufficialmente. Toccherà all’Avvocatura comunale spiegare l’accaduto, ovvero motivare perché il consiglio abbia deciso di revocare un proprio atto nonostante l’iter sia andato comunque avanti. Un ritorno sui propri passi che potrebbe costare caro a Sala delle Lapidi, qualora Bevilacqua decidesse di fare ricorso e di chiedere anche i danni. In quel caso, infatti, la colpa ricadrebbe solo sul consiglio e non sull’amministrazione attiva che non ha mai chiesto di revocare alcunché.

Ma a sorprendere è anche che a sollevare il caso in Aula sia stato un consigliere del Pdl, Giuseppe Milazzo, da sempre vicinissimo a Cammarata. Una mossa che, secondo i ben informati, difficilmente non sarebbe stata concordata con il proprio big sponsor e che potrebbe indicare la volontà dell’ex sindaco di lanciare una stoccata a Bevilacqua, vicino all’odiato Micciché, e al contempo di far dimenticare quelle missive del 2005 con cui lo stesso Cammarata rinunciava ai porticcioli. Una sorta di scaricabarile nei confronti del consiglio uscente, che si ritroverebbe come unico capro espiatorio della revoca.

Intanto Bevilacqua non parla. Per il tre luglio è stato convocato il comitato portuale e solo dopo incontrerà la stampa. E le sue dichiarazioni potrebbero riaccendere lo scontro con Orlando e, perché no, anche con un vecchio alleato.

 


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