10 Agosto 2018, 05:14
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CATANIA – Partenza dalla suggestiva Portopalo di Capo Passero per raggiungere Catania. Destinazione? Rivenditore di marijuana. La provincia etnea si conferma, ancora una volta, uno dei crocevia della droga della Sicilia orientale. Questa volta la fornitura serve ad alcuni spacciatori del clan Giuliano di Siracusa, azzerato qualche settimana fa con l’inchiesta Araba Fenice. Le intercettazioni della Squadra Mobile hanno permesso di raccontare minuto per minuto il viaggio della droga che ha per protagonisti alcuni degli indagati coinvolti nel blitz.
L’appuntamento è a un bar di San Giorgio, rione nella zona sud di Catania. Giovanni Aprile, Sergio Arangio e Vincenzo Gugliotta, detto “Vinzi”, incontrano Salvatore Cannavò, detto “Giovanni Cicala”. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: Salvatore Cannavò è lo stesso personaggio già emerso in un’altra indagine della Procura siracusana come punto di riferimento per il traffico di sostanze stupefacenti da Catania per Pachino. E inoltre il catanese, con precedenti per reati contro il patrimonio e armi, ha una bottega di ortofrutta proprio sullo stradale San Giorgio. Le cimici registrano proprio il momento in cui i tre si fermano davanti il negozio di “Cicala”.
Sergio Arangio: ca c’è a putia ri Cicala, ca, proprio… scimunito…
Giovanni Aprile: questo anche p.i. è …questo, questo?
Sergio Arangio: sì, anche buone sono, ah
Vincenzo Gugliotta: è come l’altra volta, Sergio? è come l’ultima volta?
Sergio Arangio: qua è! Guarda a Cicala!
Dopo una prima sosta in via Della Lucciola, proprio dietro la bottega di “Cicala”, Aprile diceva ad Arangio di andare: “vai!” Qualcosa però va storto. Forse tutto si deve rimandare a un altro giorno. Passano alcuni minuti. I tre scendono dalla macchina e tutto pare risolversi. Entrano in auto e con loro c’è anche un catanese. Gli inquirenti parlano di “chiaro accento catanese”. Si passa a mostrare la merce da vendere. E i tre pachinesi manifestano tutti i loro dubbi: “Ma si sbriciola tutta? ma ce ne sono assai semi però!?”, dice Aprile. Il catanese replica: “Va beh, questa era una cima tanta e l’ho divisa tutta”. E aggiunge: “Ci sono dei semi… però li scrolli… compare, tu che hai la piazza.. p.i.”. Poi si passa a parlare di prezzo: “E allora passiamo a tanto… domandano già 4,5/5…”. Aprile va dritto al sodo: “E questo quanto me la faresti un poco?”. Il catanese: “Un po’ quanto? sempre 1”. Poi il catanese mostra un altro tipo di stupefacente, aggiungendo che più tardi avrebbe visionato un’altra partita di droga. Il prezzo sale a “3”. “C’è un amico che ne ha 5 chili subito..”, dice. La trattativa va avanti fino a che non viene fissato l’appuntamento per l’acquisto: vicino al Centro Commerciale “Centro Sicilia”. Il catanese fornisce tutte le istruzioni: “Scendi da qua… ci andiamo direttamente… tranquillo… di esserci, ci sono i semi…”. Alla fine il prezzo è fissato in 2.800 euro al chilogrammo. Ma Aprile cerca di strappare uno sconto: “Quanto la dobbiamo chiudere? … per due… se ti porto 5000 subito…”. Ma il catanese è inflessibile: “Se ti dico 2800 è 2800. quanto fa? … 5600… ma me la devi fare guadagnare qualcosa a me?” Alla fine pare trovarsi un accordo e la garanzia per un guadagno certo per il catanese, che fa da intermediario.
Ma i pachinesi non sono ancora convinti e cercano droga a un prezzo più vantaggioso. Cercano skunk, “sganga”, così la chiamano.
Alla fine giungono ad Aci San Filippo, davanti l’abitazione di Orazio Blanco. La trattativa questa volta si conclude con la promessa d’acquisto. Lo scambio sarebbe avvenuto alla rotatoria dello svincolo per i “Paesi Etnei”. Blanco è riaccompagnato ad Aci San Filippo e i tre partono alla volta di casa, Portopalo. La sera è tutto organizzato per tornare a Catania per l’acquisto. I siracusani sono pronti a tutto. In caso di un controllo di polizia? “Rompiamo il posto di blocco”, esclamano a bordo della Mercedes.
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10 Agosto 2018, 05:14