12 Gennaio 2018, 15:37
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“Un’ azienda – afferma il sindacalista – alle prese con nuovi progetti, piani strategici, industriali e mentre si attendono novità, nelle province siciliane si affonda. Si fa finta che tutto va bene. Sempre meno personale”.
“Lavoratori presenti, diventati “tappabuchi” per colmare falle evidenti. Direttori e personale (tutto) che non reggono lo stress giornaliero dei capi che, malgrado le difficoltà palesi, minacciano ritorsioni e procedimenti disciplinari per il mancato raggiungimento di obiettivi, umanamente impossibili e sempre più “sfidanti”. Riorganizzazione del settore postale che lascia molto a desiderare”.
“Naturalmente ci rendiamo conto che cambia il lavoro, la richiesta del cliente, del Business, strategie, mercato, ricavi, ma il minimo di risorse e strumenti l’azienda è obbligata a metterli a disposizione. È un dovere. Se poi in aggiunta alla mancanza di risorse – conclude Lanzafame – l’azienda non riconosce diritti ai propri dipendenti, (vedi sicurezza, serenità, ferie, trasparenza, attuazione accordi sottoscritti ecc) quasi come se fosse una richiesta obsoleta per il datore di lavoro, allora il quadro è completo e dovrebbe fare seriamente riflettere gli addetti ai lavori. Per i citati motivi, evidenziare numeri e fatti all’opinione pubblica è un dovere della nostra sigla sindacale per tentare di riappropriarci della serenità e poter offrire strumenti e risposte ai lavoratori e alla clientela. Da mesi abbiamo dichiarato lo stato di agitazione, ma adesso aspettiamo l’esito dei tavoli nazionale, dopo la positiva firma del contratto di lavoro, sulle politiche attive del lavoro, per dare il giusto riconoscimento a questa regione e intraprendere un dialogo costruttivo per il bene comune. Ma occorrono fatti”.
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12 Gennaio 2018, 15:37