Potere, vendette e omicidi |Su “S” i segreti del pentito Chiarello

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22 Giugno 2015, 06:30

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Potere e vendette. Pizzo e affari. Omicidi commessi e altri progettati. C’è la recente storia del mandamento mafioso di Porta Nuova nel primo verbale che conosciamo del neo pentito del Borgo Vecchio, Francesco Chiarello, che ha deciso di collaborare e rischia di inguaiare decine di persone. “S” pubblica integralmente i contenuti di quel verbale: dalle rivelazioni su un blitz giunte da un poliziotto che portarono alla scelta anticipata del nuovo capo (“Nel periodo 2011, maggio-giugno, c’erano degli arresti in corso… Tommaso Di Giovanni ci aveva avvisato tramite Lo Presti Calogero che c’erano mandati di cattura che dovevano fare per noi, per tutta la famiglia di Porta Nuova. Che succede? Che il posto di Di Giovanni lo doveva prendere lui che già si sapeva, Giuseppe Di Giacomo. Capomandamento di Porta Nuova”) al ruolo di Alessandro D’Ambrogio, fino ai retroscena dell’omicidio Di Giacomo.
Chiarello non usa parole tenere per Nunzio Milano. È lui il primo ad essere tirato in ballo, anche se indirettamente, nell’omicidio di Giuseppe Di Giacomo. “Ho sentito dire che è un cornuto e sbirro perché sull’uccisione di Giuseppe Di Giacomo c’era la mano pure di lui”. Un particolare, questo come gli altri che racconta sul delitto, che avrebbe saputo da Marcello Di Giacomo: “Suo fratello Giovanni ci diceva che: stai attento che ti giocano… ancora Giuseppe doveva morire… picchì chiustu e stato sempre trarituri”. Sempre da Marcello Di Giacomo, il neo pentito avrebbe saputo che sarebbe stato Tommaso Lo Presti il mandante del delitto della Zisa: “Quando è stato scarcerato, all’indomani è andato a trovare Giuseppe Di Giacomo e ci risse: tu sai ora come funziona… sempre raccontato da Marcello a me a Totò Ingrassia…. ora sai che ti devi mettere da parte. E Di Giacomo ci fa rice: solu i carabinieri mi ponnu levare… subito non ci sono arrivati alle mani… questa discussione l’hanno fatta alla Zisa”.

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22 Giugno 2015, 06:30

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