27 Febbraio 2018, 05:40
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PALERMO – Primo obiettivo: aumentare l’occupazione. Il governo lo scrive nero su bianco già nelle primissime pagine del Def, il Documento economico finanziario esitato dalla giunta e arrivato la settimana scorsa all’Ars. Il documento è la “premessa” di bilancio e legge di stabilità, fotografa la disastrosa situazione economica dell’Isola, con indicatori a dir poco tragici, e riassume le buone intenzioni della giunta regionale. Che vuole mettere al centro l’impresa privata per creare posti di lavoro.
I numeri del disastro – L’istantanea scattata dal Def è impietosa. In Sicilia solo 1.370.000 residenti sono occupati (sommerso incluso) su 5 milioni. In Emilia Romagna, dove i residenti sono 4,5 milioni, quelli che lavorano sono 2 milioni. In pratica, si legge nel documento del governo, “occorre un milione di nuovi posti di lavoro” per rimettersi in pari.
Con un tasso di disoccupazione del 22,1 per cento, che diventa 57,2 tra i giovani, la Sicilia arranca agli ultimi posti in Europa. Solo 123mila persone lavorano nel manifatturiero, c’è il più alto numero di famiglie a rischio povertà d’Italia (55,4%), l’indice di infrastrutturazione vede l’Isola penultima in Europa, dove sta peggio solo la Calabria.
Una regione povera e sottosviluppata che si va svuotando. “Ogni anno – si legge nel Def – 25.000 siciliani emigrano verso il nord d’Italia e d’Europa”. La dispersione scolastica è ai massimi nazionali, in dieci anni si è bruciato il 12 per cento di Pil, quasi il doppio del Nord Italia, con comparti devastati come l’industria (-54%) e l’edilizia (-43%). Inoltre, gli investimenti infrastrutturali finanziati dallo Stato sono scesi del 40% e se continua di questo passo il Pil tornerà ai livelli del 2008 solo nel 2030, quando, a questo ritmo, avranno fatto le valige un numero di siciliani equivalente a una grande città.
Il fallimento dei fondi europei si misura nei posti di lavoro creati con la programmazione 2007-2013, cioè 8.663, 484mila per ogni posto. A questo si aggiunge un debito regionale salito da 5 a 8 miliardi e un quadro di finanza pubblica allarmante soprattutto per gli enti locali.
L’impresa al centro – Per rilanciare l’occupazione le ricette da socialismo reale del passato vanno messe da parte. “Occorre sostenere l’impresa quale fattore di crescita e di progresso per la Sicilia. Solo l’impresa, infatti, può offrire ‘lavoro vero’ e assicurare valore aggiunto e innovazione”, si legge nel documento esitato dalla giunta. Che intende agire “su due piani”: incentivi alle imprese e riforme, con un “pre-requisito essenziale”, cioè “una decisa azione di contrasto alla mafia”.
“Il principale obiettivo della politica economica del governo è quello di aumentare l’occupazione”, si legge nel Documento, che auspica “una linea di collaborazione leale” con lo Stato. Un cambio di passo rispetto agli anni dei precedenti governi, si legge nel Def, che critica “l’atteggiamento rinunciatario della Regione” nella gestione Crocetta e i “remissivi accordi” conclusi con Roma. In questo senso, il governo Musumeci intende aprire “una nuova, urgente e irrinunciabile ‘stagione negoziale’ con lo Stato”.
Il Pil – Il Def sottolinea come il Pil nel 2015 ha ripreso a crescere dopo otto anni di numeri negativi. Nel 2016 però un’altra battuta d’arresto (-0,1%), nel 2017 una tendenza che dovrebbe attestarsi sull’1,2 di crescita. Insomma, una ripresina tra le macerie della crisi. A crescere bene sono l’export, anche per i prodotti non petroliferi e il turismo (+5,4% nel 2017 rispetto all’anno precedente) con un boom per i B&B. Le stime del governo per il prossimo triennio sono di una lieve crescita, +1,6 nel 2018, +0,6 nel 2019 e 2020.
I piani del governo – La giunta passa in rassegna per i vari ambiti i propositi d’azione. Per l’agricoltura si prevede tra l’altro la riforma dei consorzi di bonifica, la soppressione dell’Esa e la continuità occupazionale per i forestali attraverso un confronto col governo nazionale. Per le attività produttive l’intento del governo è quello di creare “una sola struttura per il credito alle piccole e medie imprese siciliane” ripensando il ruolo di Irfis, Crias e Ircac. Il Def parla anche dell’istituzione di Zes (Zone economiche speciali) nel territorio regionale. Quanto al Turismo sono 386 milioni i fondi europei del Po Fesr 2014-2020, ricorda il governo, che sottolinea l’incremento di visitatori nei 60 siti culturali siciliani dotati di biglietteria e punta a un “più ampio coinvolgimento dei privati nella conservazione, valorizzazione e gestione dei beni culturali”. Quanto alle politiche di contrasto alla povertà, il governo prevede tra l’altro l’avvio e la piena attuazione del Reddito di Inclusione.
Molto articolato il capitolo relativo a infrastrutture e trasporti, che parte da due dati: le 120 opere pubbliche finanziate, iniziate e rimaste incomplete e i 437 progetti di infrastrutturazione civile immediatamente cantierabili. Sui rifiuti, il governo fa quattro conti sulla mole di spazzatura conferita in discarica per via della basa percentuale di differenziata (sul disastro incidono soprattutto i dati bassissimi di Palermo, Catania, Messina e Siracusa) e sulla capienza residua degli impianti esistenti. Il duplice obiettivo è quello di incrementare la differenziata e di realizzare nuovi impianti, nelle more però nel 2018 non ci sarà abbastanza posto per abbancare i rifiuti (l’autonomia è di una decina di mesi). E così il Ded definisce “misura invocabile” il trasporto fuori regione. Inoltre, il governo mette nero su bianco l’intenzione di superare le 18 Srr (diverse non sono nemmeno entrate in funzione) per attribuirne le competenze a liberi consorzi e città metropolitane.
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27 Febbraio 2018, 05:40