25 Dicembre 2016, 06:34
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CATANIA – Al di là della retorica, il periodo è tra i più difficili dell’anno. Sarà per quello che si vede intorno, per le luci, l’atmosfera, la tradizione. Sarà perché il periodo natalizio lo si immagina di stenti solo nelle favole di Natale, che sempre nascondono un lieto fine. Fatto sta che per le centinaia di persone indigenti, per le famiglie oltre la soglia della povertà, per le comunità di immigrati, l’attività della comunità di Sant’Egidio è il lieto fine, o almeno un lieto momento che riesce a far sentire meno soli, che vede i bambini sorridere svuotando un piatti di lasagne o scartando i regali. I volontari della comunità non si fermano mai. Neanche il giorno di Natale quando in tantissimi offrono il pranzo agli indigenti della città, immigrati, senza fissa dimora. Chiunque sia solo, senza soldi, senza cibo, riceve un aiuto concreto che va oltre la certezza di un pasto: che rappresenta la condivisione di un momento, che ha un valore immenso per tutti: chi dona, il cibo, il tempo, una carezza, e chi riceve.
“Il Natale è la festa delle feste, diceva Francesco D’Assisi – spiega Emiliano Abramo, referente della Comunità. E il popolo dei poveri, quelli descritti dal report dell’Istat, che aumentano soprattutto in Sicilia, trova con noi una tavola che ogni anno si allunga. E trova il popolo della gente brava, che forse in questo periodo è più libera e si interroga su come poter spendere bene il tempo”. Un mondo variegato, quello del volontariato, dove ognuno porta un po’ di se stesso. “Il nostro è un mondo di giovani, di anziani, di adulti, di migranti” – prosegue Abramo. Un popolo accomunato dalla volontà di spendersi per chi ha di meno, per chi non pensa a quale regalo comprare perché non ha cosa mettere in tavola la sera. “Anche alcuni malati chiedono di uscire dalle stanze in cui sono confinati per poter sedersi a questa tavola e fare festa con tutti. Sant’Egidio non rinuncia, accompagna e segue”.
Cresce il numero dei volontari a Catania. “Sono tanti i giovani che vengono a servire, ma sono anche tanti gli anziani soli e chiedono di dare una mano – continua Abramo. Quello che mi ha colpito quest’anno, è il numero che la società descrive come “neet”, quelli che hanno perso il lavoro, che non studiano, che non sanno cosa fare. Ecco, il lavoro c’è. È quello a favore dei poveri, delle persone deboli, è quello della solidarietà. I numeri ormai sono difficili da definire: siamo centinaia che servono a Catania tra le millecinquecento e le duemila persone”.
Tutte saranno impegnate oggi per tutto il giorno per organizzare e servire il mega pranzo del 25 dicembre che, come ogni anno, riempirà la chiesta di San Nicolò L’Arena. Al pranzo sarà presente anche l’Imam di Catania e Presidente della Comunità Islamica di Sicilia, Kheit Abdelhafid. “Quest’anno il pranzo di Natale vedrà la partecipazione di settecento persone e di trecento volontari” – sottolinea Abramo. Numeri enormi che si sommano a quelli registrati lo scorso 20 dicembre in occasione della cena dei bambini, oltre duecento, che hanno affollato la chiesa di Santa Chiara, accompagnati da circa centocinquanta giovani. “Tutti riceveranno un regalo nuovo – prosegue. E mi commuove il gruppetto di bambini che non scarta il proprio regalo ma lo porta a casa, perché c’è l’albero addobbato ma manca cosa metterci sotto”.
Insomma, con semplicità si può dare un grande aiuto. E Catania in questo non sembra seconda a nessuno: più volte e nonostante le difficoltà, i catanesi si sono dimostrati attenti e generosi. L’attività della Comunità ha bisogno dell’aiuto e del sostegno concreto della cittadinanza, che risponde presente, donando, scontando, offrendo, partecipando silenziosamente alla solidarietà verso i propri concittadini. “E’ la bellezza di questa città. è la bellezza di un movimento del popolo variegato – prosegue. Noi, ormai, ringraziando il cielo, con facilità riusciamo a organizzare il pranzo di Natale, ormai è una visione che si ripete ogni anno. Catania anche nel 2016 ripete quanto abbiamo visto negli ultimi anni. La crisi economica libera i cuori, troviamo una generosità che quando si stava economicamente meglio non trovavamo. Per questo ringraziamo le tante persone che guardano con simpatia quello che facciamo e che ci aiutano a sedere intorno a questo tavolo tante persone”.
Un augurio per l’anno prossimo, per l’attività, e per le persone. “Mi auguro di conservare un senso del noi. La nostra è una storia senza un protagonista, ma con gente che si mette insieme per gli altri. Credo che sia un modello saggio, da poter proporre ad altri. Fare quello che faccio fa la differenza nella mia vita.
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25 Dicembre 2016, 06:34