16 Marzo 2015, 16:36
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CATANIA -Un bando – pubblicato il 18 settembre 2013 e di cui LiveSicliaCatania aveva dato notizia – sta suscitando fibrillazioni in città. Il fatto che l’amministrazione comunale – probabilmente perché non riesce e non riuscirebbe a fare altrimenti – ha stabilito di appaltare parte del Boschetto della Playa per la realizzazione di un parco avventura, come tanti ce ne sono in Italia, uno pure nel catanese, a Milo. L’idea, infatti, sembra non piacere a molti: associazioni, movimenti politici e privati cittadini, in momenti differenti, hanno gridato allo scandalo, parlando di provatizzazione di un bene pubblico. In particolare, a riaccendere i riflettori sulla vicenda – di cui si è comunque parlato a lungo anche dopo la chiusura del parco per la necessità di mettere in sicurezza alcune piante – è stato il Circolo di Rifondazione comunista Olga Benario che ha parlato dei rischi legati alla realizzazione del parco.
“Lanciamo un forte allarme -ha detto Luca Cangemi, segretario del circolo- non è possibile che la città si rassegni alla prospettiva di perdere una grande ricchezza collettiva, ambientale e sociale, a causa di decenni d’incuria e di una scelta assurda di privatizzazione, iniziata dall’amministrazione Stancanelli e confermata dall’attuale. Da tempo è posto il tema della protezione e della valorizzazione dell’area. Esiste uno studio (pagato dal comune di Catania, quindi dai cittadini) della prima metà degli anni 90 che mostra in dettaglio le gravi problematiche del boschetto e in particolare l’estrema fragilità della vegetazione, se n’è tenuto conto prima di scegliere di fare un Parco Avventure? Si rischia un degrado definitivo dell’area”.
Cangemi definisce la scelta sbagliata per le implicazioni socio – culturali, ma soprattutto punta il dito contro la scelta di utilizzare fondi per attività ambientali a favore di una società privata. “Anche dal punto di vista politico-amministrativo – prosegue – siamo di fronte ad una scelta insostenibile:sono usati fondi ministeriali dedicati alla creazione di lavoro in attività ambientali e invece impiegati sostanzialmente per finanziare un’impresa privata, nata per l’occasione. Il vantaggio del Comune, cioè il risparmio su una parte dell’attività di manutenzione dell’area appare, inoltre, di entità risibile”. Per questo i rappresentanti del circolo chiedono all’amministrazione un dietro front che, però, l’amministrazione sembra non voler fare. Come spiega chiaramente l’assessore al Verde della giunta targata Bianco, Saro D’agata.
“Comprendiamo – ha detto D’Agata – che si possano avere preconcetti ideologici e comprendiamo persino la necessità di conquistare un diritto tribuna suscitando il massimo di clamore su notizie inesistenti o quasi, ma davvero stavolta stiamo discutendo del nulla: è ridicola l’affermazione che Catania stia per perdere il Boschetto perché non vi è alcuna privatizzazione ma semmai una concessione. Inoltre, la superficie del Parco avventura – ce ne sono altri, frequentatissimi dagli ambientalisti, nella nostra provincia e, naturalmente, in tutt’Italia – è limitata al 20% dell’intera area che rimarrà comunque tutta aperta alla fruizione dei cittadini. Inoltre va sottolineato che, in cambio della concessione stessa, la ditta si occuperà della manutenzione dell’intero Boschetto fornendo servizi per una somma fino a 30.000 euro all’anno”.
Quelle di Rifondazione, secondo D’Agata, sarebbero solo “conclusioni influenzate dalla convinzione che l’impresa privata è sempre e comunque da demonizzare, anche quando, come in questo caso, agisce in un quadro di regole stabilite da un apposito bando del Ministero dell’Ambiente”.
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16 Marzo 2015, 16:36