27 Novembre 2013, 20:21
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PALERMO – L’attesa circolare ministeriale alla fine è arrivata. Ma come già i più smaliziati avevano previsto non ha certo fornito particolari appigli alla Sicilia alle prese con la bomba a orologeria dei ventimila precari in scadenza il 31 dicembre. La circolare del ministro Gianpiero D’Alia fornisce una serie di chiarimenti sul decreto legge sulla pubblica amministrazione dello scorso agosto (convertito in legge a ottobre) con particolare riguardo ai processi per “il superamento del precariato”. Si tratta delle norme con le quali deve vedersela la Regione per varare l’atto normativo che dovrebbe assicurare per lo meno le proroghe del personale impiegato in gran parte negli Enti locali. Perché di proroghe ormai si parla, viste che le condizioni per procedere alle stabilizzazioni, così come previste dalla nuova normativa nazionale, sono severissime e non alla portata, almeno per il momento, della Sicilia. Nei giorni scorsi il governo regionale aveva annunciato che l’ipotesi di legge per la stabilizzazione dei precari era sostanzialmente pronta e attendeva solo la cricolare del governo centrale. “Come temevamo la “fantomatica circolare D’Alia” sembrerebbe proprio non risolvere i problemi sulla stabilizzazione dei precari e porrebbe anche forti dubbi sulle proroghe dei contratti”, ha detto oggi il leader della Uil siciliana Claudio Barone.
In effetti, le norme nazionali impongono una via molto stretta e rigorosa. Anche per la stessa proroga, che tre anni fa fu concessa in modo più largo dal governo nazionale. Le nuove norme parlano di “proroghe finalizzate” e impongono, per potervi ricorrere, “comunque non oltre il 31 dicembre 2016” una serie di presupposti. Tra questi la “previsione nella programmazione del fabbisogno relativa al quadriennio dell’avvio di procedure concorsuali di reclutamento speciale”, il “rispetto dei vincoli finanziari previsti dalla normativa vigente in materia di controllo della spesa del personale”, il “rispetto dei limiti massimi della spesa annua per la stipula dei contratti a tempo detemrinato” e la “coerenza con il proprio effettivo fabbisogno, con le risorse finanziarie disponibile e con i posti in dotazione organica vacanti indicati nella programmazione triennale, anche alla luce delle cessazioni del servizio che si prevede si verifichino nel corso del quadriennio”. La circolare si sofferma in particolare su un comma dell’articolo 4 della legge che prevede possibili deroghe “limitatamente alla proroga dei rapporti di lavoro a tempo determinato stipulati dalle regioni a statuto speciale (come la Sicilia, ndr) nonché dagli enti territoriali compresi nel territorio delle stesse, a valere sulle risorse finanziarie aggiuntive appositamente individuate dalle medesime regioni attraverso misure di revisione e razionalizzazione della spesa certificate dagli organi di controllo interno”. È questa la porta stretta attraverso la quale dovrà passare la Sicilia, individuando spese da tagliare per garantire il budget necessario per procedere alle proroghe (300 milioni all’anno). I tagli, secondo l’assessore Luca Bianchi, sono già stati individuati e saranno introdotti nel bilancio.
Più complesse le norme che disciplinano le eventuali stabilizzazioni, che devono passare dall’indizione di bandi di concorso che prevedano che almeno il 50 per cento dei posti da assegnare siano accessibili da esterni. Ma questa è un’altra storia. A cinque settimane dalla scadenza, ormai la priorità è trovare il modo di garantire le proroghe.
Il governo regionale domani dovrebbe varare il ddl sulle proroghe. Nell’ipotesi della giunta, tutti i lavoratori verrebbero prorogati fino al 2016 ed iscritti in un unico bacino regionale del precariato diviso in tre sezioni: una che conterrà i lavoratori A e B per i quali è prevista l’assunzione per chiamata diretta, la seconda con i lavoratori C e D per i quali è prevista l’assunzione tramite procedura concorsuale, la terza per gli Asu (lavoratori socialmente utili).
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27 Novembre 2013, 20:21