Precari, l’Ars approva la proroga | Sì anche alle nuove clientele

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28 Dicembre 2016, 21:15

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PALERMO – “Stiamo creando nuovo precariato. Così perdiamo la faccia”. Hanno protestato a turno le opposizioni, dandosi il cambio a Sala d’Ercole. Ma alla fine, quella norma, considerata una “ignominia” dal deputato del Movimento cinque stelle Giancarlo Cancelleri, è passata insieme al disegno di legge sulla proroga dei circa ventimila precari della pubblica amministrazione e a quello relativo all’esercizio provvisorio.

E così, mentre con una mano governo e Assemblea regionale affermano di voler chiudere la storia del precariato siciliano, con l’altra mano inseriscono nella legge e approvano col voto segreto una norma che, di fatto, consente la creazione di un nuovo bacino di precari. Una Regione immobile e improduttiva, si rivela sveglia e prontissima nel creare un nuovo bacino di clientele, nuovi possibili sprechi, nuovi probabili privilegi.

La follia tutta siciliana trova espressione nel comma tre dell’articolo tre della legge che garantisce, nella speranza che Roma dia il via libera, la proroga dei contratti dei lavoratori a tempo determinato di Comuni, Regione, enti regionali ed ex Province. Il disegno di legge approvato prevede un taglio, dal 2018, ai trasferimenti ai Comuni che saranno ridotti a 212 milioni di euro circa. Di questi, una “riserva” da 800 mila euro è prevista per i lavoratori “ex Pumex” del comune di Lipari e quasi tre milioni per i precari dei Comuni in dissesto finanziario. Fondi che hanno sollevato le proteste di qualche deputato, che ha “sventolato” i problemi del proprio precariato di riferimento: dagli ex dipendenti dell’Iridas licenziati a quelli dei Consorzi di bonifica di Ragusa senza stipendio per finire ai “doposcuolisti” cancellati dalla legge.

Legge che “fotografa” il personale delle ex Province e delle Città metropolitane e si dispone la riduzione del 15 per cento delle spese per il personale di ruolo (circa 750 persone). La Regione ha poi inserito una sorta di “multa” per i Comuni che potranno stabilizzare ma non lo faranno: la penalizzazione è “pari al costo dell’assunzione di ciascun soggetto nell’ente”. Il testo prevede anche incentivi all’esodo e la possibilità di chiedere l’assunzione in Resais in attesa di essere poi riportati nell’ente di provenienza, multe per gli stessi Comuni che pur potendo assumere non lo faranno.

Per le stabilizzazioni e per favorire la fuoriuscita dal bacino è previsto uno stanziamento di 226,7 milioni di euro l’anno per vent’anni, fino al 2038. Soldi che si aggiungeranno ai circa 212 milioni che rappresentano gli stanziamenti per i Comuni e, per il 2019, circa 36 milioni per gli Lsu, oltre 29 milioni per gli ex Pip, 9,4 milioni per i lavoratori dei Cantieri di servizio. In tutto, una spesa da mezzo miliardo di euro a partire dal 2019 che verrà “coperta” dalle nuove entrate previste dall’accordo tra Stato e Regione.

E poi, come detto, c’è quella norma. Che da un lato impone – e sembrava un ragionamento di buon senso – il divieto ai Comuni di sottoscrivere, in attesa che tutti i precari venissero stabilizzati, nuovi contratti a tempo determinato; ma dall’altro apriva a una deroga generalizzata in caso di “necessità” dell’ente. Un caso sollevato da Livesicilia e rimbalzato in Aula, dove quantomeno si è scoperta la natura vera di quella norma. Finalizzata all’assunzione di figure importanti come gli assistenti sociali, ma anche progettisti, geometri, architetti, chiamati nei Comuni direttamente dal politico di turno per alimentare il calderone del nuovo precariato da servire in vista delle prossime elezioni.

“Dobbiamo dirci la verità – ha detto in Aula ad esempio il deputato di Forza Italia Giorgio Assenza – questa norma si poteva e doveva evitare. Non si farà altro che creare nuovi precari che entreranno nei Comuni e poi andranno avanti di proroga in proroga. Nella pubblica amministrazione si accede per concorso, lo dice la Costituzione, e non chiamando direttamente gli amici degli amici”. Ma a difendere quella norma, tra gli altri, proprio un deputato di Forza Italia che si è espresso in senso opposto a quello del suo gruppo: “Con questa norma – ha detto Giuseppe Milazzo – eviteremo che tanti giovani vadano a lavorare fuori dalla Sicilia”. Norma difesa anche dai presidenti della Commissioni bilancio e affaqri istituzionali, Vincenzo Vinciullo e Salvatore Cascio. Quest’ultimo, però, ha presentato un emendamento per circoscrivere le assunzioni ai soli Comuni. Nella prima versione della legge avrebbero potuto assumere anche la Regione, sebbene “senza oneri a carico del bilancio regionale”, ma utilizzando, ad esempio, i fondi europei. “I sindaci però – ha protestato il deputato azzurro Franco Rinaldi – potranno chiamare chi vogliono e quando vogliono”. “Mentre proviamo con fatica – ha detto il capogruppo della Lista Musumeci Santi Formica – a stabilizzare lavoratori in bilico da anni, all’ultimo minuto si aprono le porte per nuove assunzioni. Così perdiamo credibilità e su di noi viene gettato altro discredito”. E da Cancelleri, ecco l’invito al governo “ad andare all’Arena di Giletti a spiegare anche questa porcata”. E il governo della rivoluzione, in Aula, non si è opposto alle nuove clientele.

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28 Dicembre 2016, 21:15

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