Pregando per le vittime | sotto il cielo di S. Lucia

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12 Maggio 2011, 21:56

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Qui, nella tenue luce, sotto il cielo di Santa Lucia, la differenza perde il nome di colpa, di confine e reticolato, per fluire nella preghiera. Qui, mentre si sussurra un Padre nostro per le vittime dell’omofobia, muoiono alle labbra i sofismi e le astrazioni della cosiddetta normalità, le barzellette perbene sui finocchi tornano il fango che sono e i concetti rigidi si sperdono nel lineamento dei volti delle persone. Qui, alla “veglia dei gay” – così fu scritto per stupida comodità giornalistica – abbiamo maledetto ogni parola di sospetto, ogni tentennamento del capo. C’è una sporcizia nascosta dentro di noi, sepolta dalla manicure dei mea culpa. Ci sono quartieri orrendi  e inconfessabili, tra video porno dietro lo scaffale e voglie feroci: la stessa materia della vanità lustrata allo specchio. Noi, con le carte in apparenza a posto, che tiriamo fuori codici e pandette solo quando si tratta di omosessualità. E ci perdoniamo ogni nerume. I soloni che scambiano sesso e anima mai saranno casti come gli uomini e le donne di Santa Lucia, a un passo dall’Ucciardone. Chi è qui ha messo in piazza il suo amore. E’ costretto a non viverlo in privato come tutti. Per causa nostra, dei nostri dubbi, delle nostre sorridenti discriminiazioni pitturate di bianco.

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C’è un solo elemento che stona nella luce soffusa. E’ il cancello chiuso della parrocchia, per ordine della Curia che non ha concesso i locali ai cristiani riuniti, scatenando la nota polemica. Errore grave. Ma ci sono i sacerdoti sotto il cielo di Santa Lucia, a riscattare la momentanea miopia di una istituzione guidata da un cardinale intelligente e sensibile che, stavolta, ha sbagliato, secondo il registro fallibile dell’umanità. C’è padre Scordato. C’è padre Stabile. Nessuna strumentalizzazione. Si canta e si mormorano le preci della nonna. Gli occhi sono sereni. I visi distesi. Ci sono fiaccole. Uno al microfono legge qualcosa che ha a che fare con i testi sacri. Intorno, la speranza e la sofferenza. Ci sono i genitori che hanno accettato un figlio omosessuale. Il viaggio dolente nel pregiudizio altrui ha reso i capelli più saggi e più bianchi. Ci sono i figli che non sono stati accolti dai genitori, perché scoperti nella loro intima natura. Il cielo sotto Santa Lucia è un riparo. La voce al microfono. Una litania.  “L’amore è accoglienza”. E vibra come la pace di questa piazza rischiarata, nel cuore delle tenebre di Palermo.

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12 Maggio 2011, 21:56

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