15 Febbraio 2016, 10:36
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CATANIA – “Lo chiamavano Jeeg Robot” è il primo vero superhero movie italiano, in programmazione al cinema dal 25 Febbraio, è stato presentato dal regista Gabriele Mainetti e da Luca Marinelli, interprete di Zingaro. Sotto la direzione minuziosa e puntuale di Gabriele Mainetti, sceneggiato da Nicola Guaglianone e Roberto Marchionni “Menotti”, che intessono una trama senza fronzoli né contorsionismi attorno alle figure cardine, presenta un intreccio linguistico dialettale, mentre sullo sfondo musicale oltre la colonna sonora di piacevole ascolto, si inseriscono brani musicali noti, cantati dalle italianissime Giannini e Bertè.
<Lo chiamavano Jeeg Robot> racchiude in sé tutti gli elementi del fumetto classico, primi fra tutti, innanzitutto, i superpoteri. La storia, infatti, trae origine dalla trasformazione di Enzo Ceccotti, romano di Tor Bella Monaca, che in fuga dalla polizia a seguito dell’ennesimo furto (questa volta il bottino è un Rolex d’oro), finisce dentro un barile contenente materiale radioattivo che si infiltra nel suo corpo donandogli una nuova tempra.
Al suo risveglio, scopre di godere di forza e resistenza sovraumane che decide di mettere a frutto per fare soldi facili mantenendo pur sempre un profilo basso, da antieroe, con indosso una felpa con cappuccio.
Nel frattempo, a Roma sono in atto lotte per il comando e Enzo rimane illeso dopo aver ricevuto una pallottola nel petto ed essere caduto dal nono piano. Poi l’incontro con una giovane donna, ingenua e un po’ fuori di testa, di nome Alessia (Ilenia Pastorelli, ex gieffina), ossessionata dalla omonima serie animata rappresenta la novità che introduce la storia d’amore, causa di redenzione profonda.
Il protagonista, l’apprezzato Claudio Santamaria, dal carattere ombroso ed introverso, sfugge la gente preferendo l’assordante solitudine. Non vede nessuno per non essere visto o giudicato. I nuovi super poteri sono un segnale divino che ben presto incontrano un freno: l’ascesa verso una promettente carriera da delinquente, infatti, si ridimensiona a seguito dell’incontro con Alessia.
“Claudio – descrive scherzosamente il regista – è un iper creativo ma che raggiunge la massima concentrazione quando è sulla scena e riesce a mantenerla anche dopo aver preso un cazzotto – per errore – da Marinelli”.
Qualcuno (sbagliando) potrebbe pensare che siamo dinnanzi ad un film per un pubblico giovanile estimatore dei supereroi giapponesi, di cui maestro è stato il genio di Go Nagai. Ma sarebbe un errore grossolano e ridurrebbe fortemente la platea dei destinatari. Una storia dall’inizio rocambolesco che lascia il passo ad una vera e propria nemesi.
La scena ruota attorno al quartiere della periferia romana di Tor Bella Monaca, in cui mura sconquassate delle abitazioni, pellicole di film porno e improbabili pietanze tratteggiano la vita del protagonista. Sembra di essere sul ring in cui Zingaro (godibilissimo Luca Marinelli) e la sua banda impegnati in sparatorie e risse, fronteggiano i napoletani capitanati da Nunzia finché nel bel mezzo si ritrova Enzo.
“Seppur romano – racconta Marinelli, l’ex Mattia protagonista ne <La solitudine dei numeri primi> – non conoscevo questa zona. Ma ho apprezzato la scelta di Gabriele e la sua capacità di tratteggiare la location, tutta italiana ed effettivamente corrispondente alla realtà. Ricordo l’invasione della nostra troupe di una casa del posto, durante i giorni di registrazione, in cui ho respirato il calore dei proprietari”.
Gabriele Mainetti racconta rilassato ai presenti come il film sia <il viaggio dell’eroe, affrontato con l’illusione di trovare il tesoro (che invece sta nel viaggio stesso), controbilanciato dalla sua nemesi: Santamaria e Marinelli rappresentano gli opposti. E se l’uno vuol vivere con se stesso, nella penombra, l’altro sente l’esigenza di mettersi in mostra per essere riconosciuto ed amato>.
Ma cosa li accomuna?
“Entrambe cercano la svolta facile, come si dice a Roma; cioè, ottenere risultati senza sacrifici di sorta”.
118 minuti interamente italiani che intrattengono, allietano, fanno sorridere e concedono, senz’altro, qualche spunto di riflessione.
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15 Febbraio 2016, 10:36