06 Marzo 2013, 19:13
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Catania. Vera Greco boccia il raddoppio ferroviario e non si pronuncia sul Prg. La presentazione del secondo dossier sui beni Unesco siciliani, redatto da Legambiente, è stata l’occasione per conoscere il punto di vista della soprintendente ai Beni culturali. Due i temi caldi legati alla città di Catania: raddoppio ferroviario e Prg. Su quest’ultimo tema, però, Greco non risponde o meglio dice di non possedere una conoscenza sufficiente del progetto. “ Non lo conosco – dice Greco a Live Sicilia Catania- Non sarebbe serio esprimere un parere. Ho avuto modo di assistere alla presentazione al pubblico. Ne condivido la filosofia basata sul non consumo di suolo, verde e riqualificazione ma non avendolo materialmente visto (tranne per il caso del centro storico dove siamo stati interpellati)”.
La soprintendente aggiunge “Non è serio da parte mia esprimere un parere perché non lo conosco, spero e immagino che ci verrà inviato presto perché ci dobbiamo esprimere. E’ una cosa talmente seria che non posso fare una dichiarazione sul sentito dire”. Netta, invece la posizione di Legambiente: “Siamo assolutamente contrari”. Più o meno unanime, invece, il giudizio sul raddoppiamento ferroviario o meglio sul modello previsto. Greco si dice del tutto “contraria”. “Bisogna fare un parco lineare come la High line di New York perché gli Archi della Marina sono stati comunque una ferita. Oggi – aggiunge – non possiamo toglierli perché costerebbe troppo e sono ormai storicizzati ma furono frutto di un’imposizione centocinquant’anni fa, la popolazione non li voleva perché non voleva la ferrovia sul mare ma sulla montagna”.
“Quella ferita – dice Greco- è rimasta aperta. Anche se noi non lo ricordiamo, i nostri bisnonni non volevano gli archi della marina. E anche oggi se noi potessimo scegliere sicuramente sceglieremmo di avere la ferrovia a monte e non a valle”. Il progetto a cui si riferisce la soprintendente, la cui idea originaria è stata partorita anni fa da Italia Nostra, è stato illustrato e realizzato dall’architetto portoghese Carlo Ribas nell’edizione di Plantarum Aetna del 2011. Si tratta di “proposte progettuali per il recupero del waterfront della città di Catania, attraverso un’ipotesi d’interramento della ferrovia, la realizzazione di un parco lineare, collegamento tra Piazza Europa, la Stazione Centrale ed il Castello Ursino”. Una green way prolungata dagli Archi della Marina: da Ognina a piazza Federico di Svevia. Una ferrovia sopraelevata sull’esempio della High Line di New York. Il modo in cui è stato concepito il raddoppio ferroviario a Catania preoccupa, non poco, Legambiente.
“Meglio trasporti obsoleti che una città devastata” tuona Renato De Pietro che parla anche di “intervento rozzo e grossolano”. I nodi centrali riguardano “il deturpamento di una delle parti più pregevoli del centro storico”, la rampa “assurda” sugli Archi della Marina, la calotta di plexiglas di sette metri che andrebbe a coprire la vista dell’Arcivescovado e Palazzo Biscari. Ma anche il tratto interrato relativo a Piazza Currò che “richiederebbe la demolizione dell’Ostello della gioventù con la manomissione del fiume sotterraneo e delle Terme romane dell’Indirizzo. Senza contare che “la ferrovia spazzerebbe via numerosi pregevoli palazzi storici, le mura di Carlo v, sventrando il sito archeologico di piazza Federico di Svevia”. Paure condivise dall’assessore alla viabilità, Santi Maria Cascone, intervenuto per ribadire che “la posizione dell’amministrazione comunale è di chiara avversione al progetto”. “Il nostro no- spiega l’assessore- ha tre motivazioni. La prima problematica è quella della salva guardia del centro storico e del suo patrimonio storico, artistico e archeologico. C’ è poi un forte impatto ambientale e l’assenza di un progetto più ampio che guardi a una mobilità sostenibile”. Un tema caldo, insomma. Del resto la conferenza stampa si è tenuta a Catania, spiegano gli organizzatori, proprio per la situazione di difficoltà che la città si trova a vivere. Secondo Legambiente l’approvazione del progetto sul raddoppio catanese potrebbe portare alla quasi certa esclusione di città di Catania dai siti riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. L’associazione, da parte sua, guarda al futuro con “tre proposte e una speranza”.
Un ruolo attivo della fondazione Unesco sui territori e l’applicazione dei fondi di gestione. Ma anche “la nascita di una consulta siciliana per i siti Unesco, dove mettere insieme tutti gli enti e istituzioni, pubbliche e private, l’associazionismo, personalità della cultura, presenti nei territori in cui ricadono i nostri Patrimoni dell’Umanità, per definire programmi e progetti per una migliore tutela e una forte valorizzazione.” Infine, una speranza: l’Etna finalmente riconosciuta “sito Unesco”.
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06 Marzo 2013, 19:13