08 Agosto 2012, 18:36
2 min di lettura
Non mi scandalizza che un gruppo di preti palermitani insieme a dei laici si mettano in gioco per dare un contributo socio-politico, la storia del cattolicesimo è piena di preti, da Murri a Sturzo per arrivare a Baget Bozzo, che sentirono l’urgenza di tradurre in azione politica gli insegnamenti evangelici. In modi differenti e soprattutto nei momenti difficili c’è stata questa tensione ideale e il momento presente con le sue difficoltà non fa eccezione: richiede una presenza e una risposta dei cattolici.
Il dibattito sulle modalità di partecipazione dei cattolici all’attuale stagione politica sta impegnando da settimane numerosi intellettuali sulle pagine del Corriere della Sera, ed è stata anche oggetto di riflessione del forum di Todi. L’iniziativa di don Felice Lupo si potrebbe dunque a buon diritto iscrivere in questo fermento , tuttavia non conoscendo ancora contenuti e iniziative diventa difficile esprimere un giudizio. Forse è bene seguire la saggezza evangelica che ci dice di riconoscere l’albero dai frutti.
In attesa di vedere “i frutti” dell’iniziativa dei preti palermitani si pone legittimamente un dubbio d’ordine metodologico: può una rinnovata presenza dei cattolici in politica cominciare da una competizione elettorale? Partecipare alle elezioni significa comporre liste, stilare un programma ed anche fare alleanze, tutte cose che però richiedono uno sforzo ideale e programmatico che richiede tempo e forze e che non mi è sembrato di vedere, almeno alla luce del sole.
C’è poi un dubbio riguardo all’opportunità che dei presbiteri siano dei promotori di liste, non perché, lo ribadisco, sia scandaloso, ma perché penso che una lista debba essere il naturale risultato di una intensa attività di formazione delle coscienze. Ed è questo il punctum dolens: in questi anni la formazione delle coscienze, in primo luogo con l’esempio, ha lasciato a desiderare e la prova sta nella mediocrità dell’attuale classe dirigente e nell’inanità di molti politici cattolici.
La Chiesa, che è madre e maestra, attraverso i suoi pastori dovrebbe riflettere sul proprio ruolo educativo, su come sta formando i laici ad essere lievito nella società. Le liste, le elezioni sono solo un punto di arrivo che, peraltro, dovrebbero essere lasciate alla libertà e all’intelligenza di laici formati e qualificati.
Pubblicato il
08 Agosto 2012, 18:36