17 Gennaio 2018, 19:30
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PALERMO – La chiamano la “quarta gamba” del centro destra, l’anima cattolica della coalizione. Eppure il movimento centrista Noi con l’Italia-Udc, guidato da Raffaele Fitto, Lorenzo Cesa e Saverio Romano, a due mesi scarsi dalle elezioni, minaccia di lasciare e correre da solo.
A scatenare i maldipancia sono le quote relative alla ripartizione dei collegi uninominali, stabilite ieri nel corso di un vertice nazionale tra i leader. In caso di separazione, in Sicilia sono già pronti a scendere in campo i “pezzi da novanta”: tra assessori regionali e comunali, ex dirigenti e vecchi leoni della politica il movimento centrista può disporre di una forte dote elettorale che l’accrediterebbe a rivestire un ruolo da protagonista nello scacchiere politico regionale.
Le liste sono ancora tutte da definire. Ma in caso di scissione, già trapelano i primi nomi. E non sono di secondo piano, anzi. Ad Agrigento, solo per fare un esempio, NCI calerebbe un tris di primissimo piano. Si parte dall’assessore regionale al Lavoro e alla Famiglia Mariella Ippolito, per arrivare al senatore Giuseppe Ruvolo e al consigliere regionale di Licata ed ex Commissario dell’Arnas Civico di Palermo, Carmelo Pullara.
A Palermo, invece, sono già pronti a contribuire alla causa l’ex Rettore di Palermo e assessore alla Formazione della giunta Musumeci, Roberto Lagalla, quello all’Ambiente Toto Cordaro, passando da Ester Bonafede e Antonello Antinoro.
A scatenare i malumori, dunque, è la ripartizione dei 348 collegi maggioritari tra le quattro liste del centrodestra. Ieri, nel corso di una riunione tra i leader della coalizione, si sarebbe raggiunta un’intesa di massima che, in caso di trionfo alle urne, porterebbe a Forza Italia 155 seggi (45%), alla Lega 129 (36%), 51 a Fratelli d’Italia (15%) e soltanto 13 ai centristi (4%).
È proprio quella casella con 13 collegi che ha scatenato le ire dei centristi, che adesso invocano “pari dignità”. Una quota giudicata troppo bassa, soprattutto se confrontata a quella della lista della Meloni. Il ragionamento di Fitto, Cesa e Romano è semplice: con un peso politico pari a quello di Fratelli d’Italia, otteniamo soltanto un quarto dei posti. Troppo poco. Da qui, la prospettiva di correre da soli. Un’ipotesi, al momento, soltanto ventilata, ma che sarebbe già stata anticipata a Berlusconi. E, in attesa di capire se le interlocuzioni di queste ore porteranno a un’intesa, in Sicilia è scattata a pieno titolo la corsa ad agguantare un posto in lista.
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17 Gennaio 2018, 19:30