Primo maggio. Su, coraggio - Live Sicilia

Primo maggio. Su, coraggio

Il Primo maggio si mangia, ci si trastulla, si spettegola e si disquisisce su quanto poco il caro Letta alletti. È il giorno in cui chi lavora rientra in pace con se stesso e con il cosmo. Ed è il giorno in cui tutti quelli che già normalmente non fanno niente possono continuare a non fare niente, solo senza la carogna del senso di colpa.

Visto che è il Primo maggio, la festa dei lavoratori, finalmente, ci prendiamo una meritata vacanza. Ma sì, per un giorno addio a sveglia e caffè, barba e bidet, presto che perdo il tram. Ci alziamo con comodissimo, facciamo una sana colazione a base di peperonata, organizziamo la griglia e poi con tutta la calma del mondo, verso le 15.30, addentiamo le prime stigghiole mentre ci avviciniamo al raggiungimento del nirvana: sbottonarci la cintura e godere delle panciacce che avremo nel tardo pomeriggio, aspirazione massima della giornata.

Altro che ufficio, traffico e lampade al neon che ci fanno sembrare tutti verdi. Il Primo maggio non si tocca. Ah bhe, si bhe. Il Primo maggio si mangia, ci si trastulla, si spettegola e si disquisisce su quanto poco il caro Letta alletti. È il giorno in cui chi lavora rientra in pace con se stesso e con il cosmo. Ed è il giorno in cui tutti quelli che già normalmente non fanno niente possono continuare a non fare niente, solo senza la carogna del senso di colpa. Meraviglia. Si perché se già è deprimente parlare dell’emergenza disoccupazione durante tutto l’anno, figuriamoci toccare l’argomento propia quando non ne vuol sentire parlare (quasi) nessuno. E tra chi un lavoro ce l’ha e chi è rimasto senza o, peggio, non è mai riuscito ad averlo, c’è una serenissima categoria di persone che non ce l’ha, non lo cerca e si finge comunque costantemente impegnata. Questo tizio qui, il fancazzista mascherato da direttore esecutivo, è un genio. In occasioni come feste nazionali, vacanze agostine e varie ed eventuali pasquette è lui il primo a lamentarsi di tutte le cose da fare che lo attendono l’indomani, è lui il primo a dire che è stressato perché non riesce a organizzarsi con tutti gli impegni che ha ed è lui il primo a non alzare un dito perché ‘oh, oggi sono in vacanza’. Ah bhe, si bhe, oggi. Il Mandrake siculo sarà felice di essere autorizzato (per una volta) a prendere il sole o a fare giardinaggio senza il trauma di doversi fingere affaccendatissimo quando lo chiami sul cellulare, pensate al godimento del suddetto quando potrà finalmente dirvi in sincerità che non sta facendo niente, nie-nte. E sarà vero.

La realtà è che spesso il lato grottesco delle cose, di alcune cose più che di altre, fa anche sorridere. Se pensiamo a tutti quelli che il lavoro semplicemente non lo vogliono, ma che per convenzione devono fingere di cercarlo, viene su anche un po’ di tristezza. Inoltre un Primo maggio come questo non si vedeva da tempo. Le cifre relative alla disoccupazione in Italia poi, sono timpulate in piena faccia, a mano aperta. Pensarci seriamente, anche solo per un attimo, congelerebbe il sangue nelle vene del più superficiale. Meglio godersi la libertà di un giorno che ci ricorda momenti in cui il lavoro non era più un premio per pochi ma un dovere e un onore di tutti: il Primo maggio non si lavora e per quanto possibile non ci si pensa nemmeno.

Certo, sarebbe interessante analizzare le implicazioni antropologiche e le ragioni sociali del fenomeno palermitano per il quale anche chi lavora è sempre buttato al tavolino di qualche bar, ma signori, siamo in vacanza e sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re.


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