Priolo: 'Ricatti', 'minacce' mentre mare e acqua vengono avvelenati

“Ricatti” e “minacce” mentre mare e acqua vengono avvelenati

L'inchiesta sul sindaco Pippo Gianni si intreccia con quella per disastro ambientale

“Mi dia una mano per darvi una mano. Date una mano per darvi una mano”, diceva Pippo Gianni, sindaco di Priolo Gargallo finito agli arresti domiciliari.

L’inchiesta per concussione e falso che lo coinvolge si intreccia con un altro fascicolo, al momento a carico di ignoti, aperto dalla Procura di Siracusa per il disastro ambientale nella zona del petrolchimico.

Il depuratore sequestrato

Lo scorso giugno il gip del tribunale siracusano ha sequestrato l’impianto biologico consortile gestito da Ias (Industrie acque siracusane, partecipata dalla Regione e dai Comuni del comprensorio). Si tratta di un impianto per la depurazione dei reflui dei comuni di Melilli e Priolo e dei fanghi provenienti dalle aziende della zona industriale.

Due inchieste che si intrecciano

Ed ecco l’intreccio: Gianni avrebbe minacciato di fare effettuare controlli più stringenti e severi del passato qualora i dirigenti di una delle aziende del polo, la Versalis del gruppo Eni, non avessero assecondato i suoi desiderata. E cioè l’assunzione di personale, il finanziamento di una squadra di calcio e l’affidamento di alcuni lavori ad un’impresa segnalata dal sindaco.

La minaccia di controlli, che dovevano e devono essere eseguiti per tutelare l’ambiente e difendere la salute dei cittadini, era l’arma del ricatto. “Se devo rompere i coglioni io lo faccio”, diceva Gianni.

I controlli

I controlli furono immediati, ad esempio, lo scorso 17 giugno, quando si bloccò una caldaia per la produzione di vapore. Arrivò subito una pattuglia della polizia municipale con il capo dei vigili. Una solerzia mai registrata prima. In analoghi episodi il Comune di Priolo Gargallo non avrebbe esercitato i suoi potere di controllo.

Tutto questo ha inciso sull’inquinamento di aria e acqua? Si indaga in questa direzione, alla luce del fatto che, stando alle intercettazioni, Gianni all’interno dell’Ias aveva un ruolo ben più forte di quanto gli spettasse da sindaco di Priolo. “Tutto quello che tu mi dici, io anche a volte sbaglio, anche se a volte non lo capisco, io lo eseguo”, diceva la presidente di Ias.

Normale interlocuzione? Gianni aggiungeva che “finalmente abbiamo iniziato a mettere i puntini sulle i con tutta la zona industriale… con tutti i direttori”.

La “minaccia” del sindaco Gianni

Nel corso di un incontro con i dirigenti di Versalis, Antonino Governanti e Nicola Ceccato, il sindaco Gianni aveva tirato fuori una vecchia storia nella speranza che fosse persuasiva. L’ex direttore di uno stabilimento del polo petrolchimico in passato non aveva accettato le sue richieste. Cosa fece Gianni? Chiamò qualcuno al Comune e ordinò di andare “a vedere tutte le carte, voglio vedere tutti gli interventi che avete fatto in questi 10 anni, se devo rompere i coglioni ce la faccio a romperli… dopo sono tornati tutti buoni, io capisco che si dà uno al sindacato, uno al tribunale uno all’ispettorato. Ma se tu ne prendi diciannove uno me ne dai? Sbaglio dottore Ceccato? “.

“Il messaggio è chiaro”, rispose il dirigente che però non assecondò Gianni, il quale dialogando con Rosario Pistorio, dirigente della Sonatrach, a cui avanzò senza alcun esito richieste analoghe, raccontò l’episodio del controllo “dopo lo sfiaccolamento del 17 giugno”. Parole che, secondo gli investigatori, suonerebbero come un avvertimento.

Controlli pilotati, dunque. Piegati agli interessi del sindaco, secondo la Procura siracusana guidata da Sabrina Gambino. Pippo Gianni avrebbe esercitato un “potere di influenza” anche “su un aspetto fondamentale visto che Ias ha il compito di smaltire la maggior parte dei reflui industriali delle aziende del polo”.

Uno smaltimento, così viene ipotizzato in un’altra inchiesta, avvenuto in maniera illecita ammorbando l’aria e avvelenando l’acqua.


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