Privatizzazione di Punta Raisi| La Provincia ci ripensa?

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16 Novembre 2013, 14:54

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PALERMO – Potrebbe non essere così scontata la privatizzazione dell’aeroporto di Palermo. O, almeno, non rispettare i “tempi brevi” che soci e azionisti avevano annunciato per mettere sul mercato Punta Raisi e tutto il suo potenziale. Un rallentamento che potrebbe portare il cda di giovedì prossimo a non approvare il bando per l’individuazione dell’advisor che è solo il primo passo per far entrare i privati nella gestione dello scalo che è uno dei pochi gioielli dei proprietari pubblici che, fino ad aprile, si dicevano tutti convinti di voler vendere le proprie quote.

Secondo alcune indiscrezioni, infatti, sarebbe la Provincia di Palermo, guidata dal commissario Domenico Tucci (nominato dal governo regionale) a chiedere un supplemento di riflessione. Ufficialmente il generale nega che Palazzo Comitini stia frenando sulla privatizzazione, ma “il rallentamento – spiega a Livesicilia – è dovuto al fatto che si sta ponderando la valutazione delle quote che vanno vendute, nell’interesse della Provincia, e in accordo con il comune di Palermo e la Camera di Commercio”. Una posizione attendista, dunque, che però rischia di far slittare l’approvazione del bando prevista per giovedì. ”Per la prima volta entreremo nel merito di questo percorso – dice Dario Colombo, amministratore delegato della Gesap indicato in cda dalla Provincia – leggeremo le carte. Il nostro impegno è quotidiano ma le cose vanno fatte bene, quando tutto sarà stato valutato e maturo allora provvederemo ad esitare il bando. Quello di giovedì sarà un lavoro propedeutico, l’auspicio è che tutto fili liscio. Tutti vogliamo fare bene e fare presto”.

L’affare in questione, del resto, non è mica da ridere: si tratta di un’operazione che vale milioni e milioni di euro se si pensa, per esempio, che per mantenere la licenza a gennaio bisogna procedere alla ricapitalizzazione (per il terrore dei soci che dovrebbero sborsare 40 milioni) e poi far fronte agli investimenti necessari che ammontano a 140 milioni, considerando pure che l’azienda oggi perde cinque milioni l’anno e dovrebbe procedere con un aumento di capitale ad azioni deprezzate rispetto a qualche anno fa. Mica bruscolini, insomma, che hanno spinto Provincia, Camera di Commercio, comuni di Palermo e Cinisi, oltre ai soci privati, a decidere di mettere tutte le quote sul mercato. Un percorso che sembrava ormai definito, con buona pace di tutti, anche se adesso l’intoppo sembra dietro l’angolo.

Secondo alcune voci di corridoio, però, il rallentamento della Provincia rientrerebbe in realtà in un progetto ben più ampio messo in campo dalla Regione che ha proceduto alla nomina dei commissari in tutte le province che entro l’anno dovrebbero sparire, anche se sono in molti a propendere per una proroga. Sta di fatto che a Palermo potrebbe ripetersi quanto successo a Trapani, dove la Regione ha rilevato (per il disappunto di molti che mettono in dubbio anche la correttezza della procedura) le quote della Provincia, ovvero il 49 per cento della società in cui compaiono la Camera di Commercio (2 per cento) e l’imprenditore argentino Eduardo Eurnekian, che potrebbe essere interessato anche a Punta Raisi. Un’operazione che ha fatto drizzare le antenne ai sindacati dello scalo palermitano (Cisal, Cgil e Cisl le quali, proprio riguardo l’ipotesi di acquisizione delle quote da parte della Regione, hanno ricevuto anche un preciso mandato da parte della quasi totalità dei lavoratori), che per non fermarsi alla fase delle proteste (che non escludono) hanno scelto la via della proposta scrivendo Crocetta e proponendo un emendamento ad hoc per far sì che Palazzo d’Orleans rilevi, sul modello di quanto fatto a Trapani, le quote degli scali siciliani di proprietà delle province. Una risposta ufficiale non c’è ancora stata, ma a quanto pare in ambienti governativi la proposta non sarebbe per niente dispiaciuta, magari in vista della tanto annunciata compagnia di bandiera isolana.

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Tutte ipotesi, per il momento, che però stanno già mettendo in agitazione gli altri soci pubblici che sperano nella privatizzazione per fare cassa e risolvere i tanti problemi economici, Palazzo delle Aquile in primis, e soprattutto evitare che si arrivi alla ricapitalizzazione di gennaio con la Regione che si accaparra la maggioranza e manda all’aria tutti i progetti. “Noi al momento siamo fermi al mandato dei soci che ci hanno incaricato di procedere con la privatizzazione – dice il presidente di Gesap, Fabio Giambrone – non abbiamo ricevuto comunicazioni ufficiali di ripensamenti o marce indietro. Per questo continueremo sulla nostra strada, dialogando con i sindacati come abbiamo fatto finora: incontro mensili, rapporti franchi e cordiali e la porta del mio ufficio sempre aperta per tutti”.

L’appuntamento, a questo punto, è per giovedì quando si scopriranno le carte e si capirà se qualcuno vuole veramente fare marcia indietro. E in quel caso il copione sarebbe tutto da riscrivere.

 

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16 Novembre 2013, 14:54

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