Cronaca

Processo ‘Artemisia’, accompagnamento coatto per Marziano

di

23 Maggio 2022, 17:13

4 min di lettura

TRAPANI – L’ex assessore alla Formazione della Regione Siciliana, Bruno Marziano, non si presenta come teste in aula e dinanzi all’assenza non giustificata, il Tribunale dispone lui l’accompagnamento alla prossima udienza con i carabinieri e il pagamento di un’ammenda di 500 euro. Marziano doveva essere sentito nel processo scaturito dal blitz Artemisia.

Udienza che comunque ha avuto la sua importanza. A tutti i costi il presidente dell’Anfe, ente di formazione professionale, Paolo Genco, voleva utilizzare nel 2015 le aule disponibili di pertinenza dell’istituto scolastico Mattarella Dolci di Castellammare del Golfo. E per raggiungere l’obiettivo, non ha mancato di mandare emissari prima e affrontare, lui personalmente, la dirigente scolastica Loana Giacalone. Usando metodi parecchio minacciosi e di violenza verbale, tanto da far preoccupare la dirigente scolastica che quella voce alta e minacciosa poteva portare ad altre conseguenze.

La dottoressa Giacalone è stata l’unico teste sentita oggi nel processo “Artemisia”, e che vede tra i maggiori imputati proprio lo stesso Genco e l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, tutti e due presenti in aula ieri assieme con un altro imputato eccellente, l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante.

La dirigente scolastica, che si è costituita come parte civile nel processo davanti al collegio presieduto dal giudice Franco Messina, ha ripercorso, rispondendo alle domande dei pm Sara Morri e Francesca Urbani, e del proprio difensore di parte civile, le vicende di quel 2015. Da poco tempo si era insediata alla guida dell’istituto “Mattarella Dolci” e si ritrovò a portare all’esame del Consiglio d’Istituto, le richieste di utilizzo delle aule rimaste vuote una volta di pertinenza del plesso Vivona, da parte dell’Anfe e da parte dell’istituto comprensivo Pitrè.

Il Consiglio d’Istituto a voti unanimi decise di concedere il comodato d’uso delle aule alla Pitrè. “Appena due giorni dopo – ha raccontato la Giacalone – lessi sulla stampa di un comunicato che mi attaccava per non aver concesso all’Anfe quelle aule, che a dire del comunicato erano chiuse e la decisione di rifiutare la richiesta dell’Anfe comprometteva l’avvio di importanti corsi di formazione professionale. Restai sorpresa del fatto che la notizia fosse trapelata senza che ancora fosse stata resa ufficiale”.

Articoli Correlati

Giacalone ha poi più volte sottolineato l’assenza di poteri di sua competenza: “Si tratta di decisioni proprie del Consiglio d’Istituto, io mi sono limitata a portare le due richieste all’esame dell’organo di gestione scolastico”. Dopo quel comunicato stampa ha detto di aver ricevuto la telefonata di Diego Genua: “Mi disse che parlava a nome del suocero, Paolo Genco, e cominciò ad affrontarmi in maniera pesante, dicendo che la mia decisione andava contro un progetto contro la dispersione scolastica. Considerato il tono lo invitati a venire di presenza, era l’unico modo per ascoltarlo direttamente alla presenza di un’altra persona di mia fiducia. Si presentò invece direttamente Paolo Genco, con me nel mio ufficio c’era il professore Giuseppe Gallo, che ad un certo puntò per il tono usato da Genco si alzò dalla sedia e si mise al mio fianco quasi a voler difendermi, perché abbiamo avuto la netta sensazione che Genco avrebbe potuto trascendere dalle sole parole”.

I tentativi di condizionare pesantemente la dirigente scolastica però proseguirono: “un giorno mi chiamò mio cognato Lucio Sciortino. Anche lui chiese di incontrarmi e quando accadde venne anche lui a sostenere le ragioni dell’Anfe. Mi chiese di cambiare decisione e mi disse che veniva a nome del sindaco di Castelvetrano Felice Errante. Lo rimproverai perchè è mia abitudine tenere i rapporti famiiari e personali ben divisi da quelli professionali, comportamento ben noto nel mio ambito familiare”. Le indagini dei Carabinieri hanno accertato come il “cerchioo magico” di Giovanni Lo Sciuto si era mosso per costringere la dirigente Giacalone a cambiare quella decisione, “che nemmeno mi apparteneva” ha ripetuto più volte la teste. Approfittando del fatto che lei è originaria di Castelvetrano, Lo Sciuto e Genco pensavano di poterla avvicinare.

E se direttamente la donna dai suoi interlocutori, Genua e Genco, era stata affrontata dicendole “lei non sa cosa sta provocando, lei non sa a cosa va incontro”, affermazioni che la dirigente scolastica ritenne essere delle minacce, nelle intercettazioni contro di lei gli investigatori dei carabinieri hanno sentito proferite parole ancora più pesanti dinanzi al fatto che la dirigente scolastica era rimasta insensibile agli ordini che le erano stati rivolti: “Ho potuto leggere sulla stampa (dopo che l’inchiesta divenne pubblica con l’esecuzione della misura cautelare, ndr) di parole rivolte contro la mia persona utilizzando il classico repertorio offensivo che si usa contro le donne”.

Giacalone ha anche riferito che una raccomandazione a favore dell’Anfe le era giunta dall’allora sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Coppola. Anche di lui parlavano nelle intercettazioni Lo Sciuto, Genco, Errante e Calcara.

Nell’udienza di oggi doveva essere sentito anche Marziano, deputato del Pd fino alla scorsa legislatura. Il suo nome negli atti è citato come destinatario di esplicite ingiunzioni minacciose da parte dell’allora deputato Lo Sciuto dinanzi alla mancata possibile permeabilità di Marziano a favore dell’Anfe, nella destinazione dei fondi per i corsi di formazione. Anche contro Marziano Lo Sciuto utilizzò l’arma della stampa per fare arrivare la precisa minaccia di provocare il suo “licenziamento” da componente dell’allora governatore Rosario Crocetta. Ma come dicevamo. Marziano non si è presentato, dovrà venire il prossimo 6 giugno accompagnato dai carabinieri.

Pubblicato il

23 Maggio 2022, 17:13

Condividi sui social