"Lesioni a un automobilista"| Condannati due vigili urbani - Live Sicilia

“Lesioni a un automobilista”| Condannati due vigili urbani

Foto d'archivio

Quattro mesi ciascuno di carcere. L'amarezza degli imputati.

PALERMO – È certo che gli imputati faranno ricorso in Cassazione. Intanto per loro arriva la conferma della condanna a quattro mesi ciascuno di carcere, con la sospensione condizionale della pena e il beneficio della non menzione nel casellario giudiziale.

Sotto processo c’erano i vigili urbani Fabrizio Romeo e Vincenzo Mattaliano. E dire che in primo grado erta stata la stessa Procura a chiederne l’assoluzione. Romeo, che ha fama di poliziotto inflessibile, si dice “profondamente amareggiato e deluso. Se non avessi rispettato le regole, se avessi chiuso un occhio non mi troverei in questa situazione. Andremo avanti perché siamo convinti che la verità non può non venire a galla”.

A denunciarli, nel 2010, era stato un motociclista a conclusione di un animato pomeriggio palermitano. I due poliziotti municipali erano in servizio in via Roma, nei pressi di via Emerico Amari. E iniziarono a multare moto e scooter parcheggiati sul marciapiede. Fra questi c’era il mezzo di un trentenne che lavorava poco distante e che cercò di evitare la multa. Volò qualche parola di troppo fino a quando, così è stato ricostruito anche grazie ad alcuni testimoni, i vigili non chiesero all’uomo di esibire la patente, contestandogli che il tagliando con il cambio di residenza non fosse visibile. La patente andava sequestrata. Gli animi si agitarono ancora di più. Da questo momento in poi che le versione di accusa e difesa divergono. Secondo i vigili, l’uomo sarebbe andato in escandescenza e avrebbero tentato di bloccarlo. Secondo il centauro, invece, avrebbe cercato di farlo salire in macchina con la forza, procurandogli una ferita all’occhio.

Le due versioni furono trascritte dai poliziotti avvertiti per sedare gli animi. Il legale della parte offesa, l’avvocato Igor Runfola, ha citato una serie di testimoni. Non tutti, però, raccontarono la stessa versione. Da qui la richiesta di assoluzione in primo grado. Ed invece sono arrivate le condanne per lesioni, prima in Tribunale e ora in Corte d’appello.

 


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