Processo Dell’Utri, i giudici: | “Indifferenti alle pressioni della stampa”

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18 Giugno 2010, 10:24

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Si definiscono “indifferenti alle pressioni mediatiche” e dicono di “rispondere solo di fronte alla legge e alla loro coscienza”: i giudici del processo Dell’Utri, con una inusuale presa di posizione, replicano a quanto pubblicato nei giorni scorsi da alcuni organi di informazione e in apertura di udienza hanno letto un brevissimo comunicato in cui affermano di non sentirsi in alcun modo coinvolti dalle questioni, sollevate a pochi giorni dalla pronuncia della sentenza. La seconda sezione della Corte d’appello di Palermo dovrebbe entrare in camera di consiglio la settimana prossima, per decidere la sorte del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e condannato a nove anni in primo grado. Nei giorni scorsi era stato arrestato Vincenzo Rizzacasa, costruttore ritenuto in rapporti e prestanome del mafioso Salvatore Sbeglia: nell’azienda Abitalia di Rizzacasa lavorava Riccardo Dall’Acqua, figlio di Claudio, il presidente del collegio giudicante. Dall’Acqua junior si è subito dimesso dall’incarico. Il giudice a latere Salvatore Barresi era stato oggetto di affermazioni (che secondo un settimanale sarebbero state trasmesse alla Procura di Caltanissetta) di Massimo Ciancimino, il quale aveva ricordato che il magistrato era stato compagno di classe del proprio fratello, Giovanni Ciancimino, figlio maggiore dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito: Barresi, secondo Massimo Ciancimino, sarebbe andato a giocare a carte con lo stesso politico. Il giudice, da consigliere relatore del dibattimento, aveva scritto le motivazioni del duplice rigetto della richiesta di ascoltare Massimo Ciancimino nel processo, avanzata per due volte dal pg Nino Gatto. Polemiche anche su una vecchia vicenda riguardante Sergio La Commare, l’altro consigliere a latere, erano state infine riportate nei giorni scorsi da un quotidiano, che aveva ricordato che nel 1996 La Commare aveva subito un procedimento al Csm perché aveva scritto a un collega di volere “evitare una lunga e noiosa camera di consiglio”. Il presidente Dall’Acqua non ha ammesso interventi di nessuna delle parti del processo sull’argomento e ha dato la parola alla difesa, per la prosecuzione delle arringhe.

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18 Giugno 2010, 10:24

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