Borsellino, 3 poliziotti a processo | Sono accusati di depistaggio

di

28 Settembre 2018, 11:32

3 min di lettura

CALTANISSETTA – Il gip di Caltanissetta Graziella Luparello ha rinviato a giudizio per calunnia aggravata i poliziotti Fabrizio Mattei, Mario Bo, e Michele Ribaudo, accusati del depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta. Bo, Ribaudo e Mattei erano nel pool investigativo che indagò sull’attentato e, secondo, l’accusa, avrebbero creato ad hoc “pentiti” ai quali avrebbero suggerito una falsa ricostruzione della fase esecutiva della strage. Un vero e proprio depistaggio costato la condanna all’ergastolo a sette mafiosi, estranei all’attentato, ora costituiti parte civile contro i poliziotti. L’udienza preliminare a loro carico si è tenuta a Caltanissetta.

Il pool era coordinato da Arnaldo La Barbera (morto nel 2002). Gli investigatori, secondo l’accusa, avrebbero costruito a tavolino “falsi pentiti” come Vincenzo Scarantino e, anche con minacce, li avrebbero indotti a mentire e a incolpare dell’eccidio persone innocenti. Da qui l’accusa per tutti e tre di calunnia in concorso coi finiti collaboratori di giustizia ai danni di chi venne tirato in ballo ingiustamente nell’indagine. In sette vennero condannati all’ergastolo sulla base delle dichiarazioni dei pentiti creati a tavolino dal pool di inquirenti. Solo le nuove indagini aperte dalla Procura di Caltanissetta grazie alla collaborazione del boss Gaspare Spatuzza hanno consentito di riscrivere il capitolo della fase esecutiva dell’attentato inquinato dalle false ricostruzioni. I sette condannati sono stati assolti nel giudizio di revisione e oggi, come parti offese della calunnia, sono parte civile nel procedimento ai tre investigatori. Ai poliziotti la Procura di Caltanissetta – le indagini sono state coordinate dal pm Stefano Luciani – ha contestato anche l’aggravante dell’avere favorito Cosa nostra. Il depistaggio dell’inchiesta avrebbe di fatto consentito a esponenti mafiosi realmente implicati nell’attentato di restare fuori dall’indagine e avrebbe rafforzato l’intera organizzazione criminale. Il gip ha fissato la data del processo ai tre poliziotti che si troveranno davanti al tribunale il 5 novembre.

“La verità si saprà soltanto se chi sa parlerà e uscirà dall’omertà”. Così Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso in via D’Amelio ha commentato la decisione del gip. Fiammetta Borsellino e i suoi due fratelli si sono costituiti parte civile nell’udienza preliminare appena conclusa. “Le tesi investigative proposte sono state accettate da schiere di magistrati, sia giudicanti che inquirenti – ha aggiunto -. Questi ultimi, peraltro, avendo il coordinamento delle indagini, avrebbero dovuto coordinare e controllare il lavoro delle forze dell’ordine. Non si capisce come mai non si siano accorti di nulla”. La figlia del giudice si riferisce ai magistrati che presero per buona la ricostruzione dell’eccidiio poi rivelatasi falsa e costata la condanna di sette innocenti.

Articoli Correlati

Il gip in mattinata aveva respinto la richiesta di costituzione di parte civile dei nipoti del giudice e del Comune di Palermo presentata all’udienza preliminare a carico di tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via d’Amelio. Secondo il giudice l’istanza sarebbe tardiva perché il procedimento è in Fase finale. Dopo la decisione del magistrato è cominciata la discussione del Pm. “Il Comune ha presentato la richiesta oggi – spiega l’avvocato comunale Giovanni Airò Farulla – perché solo alla precedente udienza è stato contestato il reato di cui all’art. 41 bis. In ogni caso, seguendo l’indicazione del sindaco, l’amministrazione riproporrà la costituzione di parte civile alla prima udienza del dibattimento che seguirà al probabile rinvio a giudizio”.

Alla scorsa udienza sin sono costituiti parte civile i figli del giudice Borsellino e della sorella del magistrato, deceduta, Adele, cinque degli accusati ingiustamente dai falsi pentiti e il fratello del magistrato. I loro legali hanno citato in giudizio come responsabile civile la presidenza del consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno.

(ANSA).

Pubblicato il

28 Settembre 2018, 11:32

Condividi sui social