Processo Lombardo, il boss Di Dio: |“Incontrarono Angelo Santapaola”

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19 Aprile 2016, 18:44

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CATANIA- Oggi è stato il giorno di Rosario Di Dio. Per circa tre ore il presunto boss di Palagonia ha risposto alle domande dei pm Agata Santonocito e Sabrina Gambino e degli avvocati Filippo Dinacci e Alessandro Benedetti del collegio difensivo di Raffaele Lombardo, già condannato in primo grado per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Al centro della deposizione ci sono i verbali delle dichiarazioni rese a luglio 2015, in cui Di Dio afferma di aver fatto incontrare i fratelli Lombardo con Angelo Santapaola

In prima battuta però viene ascoltato Mario Strano – esponente del clan Santapaola prima, e Cappello dopo, da poco scarcerato dopo aver scontato l’ultima condanna relativa al processo “Revenge” – chiamato in aula a fornire dei riscontri su quanto dichiarato dal collaboratore Giuseppe Scollo durante la scorsa udienza, ovvero di aver sentito dire a Mario Strano che Raffaele Lombardo era “vicino ai Mirabile”. Anche se non sono stati ancora resi disponibili dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria i certificati di co-detenzione, Strano comunque smentisce la circostanza categoricamente: “Il mio gruppo non si occupava di politica – afferma – e comunque Scollo non ne capisce niente di politica”. “In cella a Bicocca, guardavamo la televisione 24 ore al giorno, io ho una memoria di ferro e posso dire che non ho mai parlato di Raffaele Lombardo, nemmeno con una battuta ironica. Per quel che mi riguarda io ho sempre votato radicale”.

Inizia il collegamento con la casa di reclusione di Novara, dove è detenuto Rosario Di Dio in regime di 41 bis. Con lui c’è il difensore Franco Passanisi. Attualmente imputato in procedimento connesso, Rosario Di Dio dice di essersi dissociato dall’organizzazione criminale, non si tratta di collaborazione, ma di “assunzione di responsabilità”. Dopo aver ripercorso la sua carriera politica e criminale, Di Dio in sostanza conferma quanto reso nelle dichiarazioni del 2015: di essere stato contattato da Raffaele Lombardo perché aveva urgente bisogno di parlare con Angelo Santapaola, ritenuto a quel tempo “quello che comandava a Catania”. La richiesta – secondo quanto specificato in udienza – sarebbe avvenuta a casa di Di Dio nel 2006: “Raffaele e Angelo vennero senza preavviso, chiedendomi di contattare Angelo Santapaola per un incontro, era di sera verso mezzanotte”. Incontro che avvenne “due giorni dopo al rifornimento in contrada Anania nel territorio di Belpasso”. Ma non fu Di Dio a contattare direttamente Angelo Santapaola per organizzare l’incontro, poiché – secondo quanto dichiarato in udienza – era sicuro di incontrarlo di persona al distributore sulla Catania-Gela: “Angelo Santapaola veniva un giorno sì e un giorno no, perché passava da lì per andare alle corse dei cavalli”. Secondo Di Dio, durante il primo breve incontro tra Raffaele e Angelo Santapaola, il secondo avrebbe chiesto: “Comu semu cumminati a soddi e posti ‘travagghiu?”, e Lombardo avrebbe risposto: “Per tutte queste questioni ne parlerà con mio fratello Angelo”. I dettagli del candidato da votare sarebbero stati definiti nei successivi incontri tra Angelo Lombardo e il Santapaola.

Ma sono proprio i passaggi di questo raccordo organizzativo che destano perplessità nei difensori di Raffaele Lombardo, poiché da quello che specifica in udienza Di Dio, avrebbe fissato con i fratelli Lombardo l’appuntamento con Angelo Santapaola, prima ancora di contattarlo, nella presunzione che sarebbe sicuramente passato la mattina seguente al rifornimento. Su questo punto e su altri aspetti relativi al tenore delle parole di Di Dio contenute nelle intercettazioni contenute negli atti d’indagine, le domande della difesa sono state serrate, tanto che in più di una occasione il teste si avvalso della facoltà di non rispondere. Tantissimi i “non ricordo” riferiti ai rapporti con svariati personaggi citati in udienza dalla difesa. Sul perché i fratelli Lombardo avrebbero chiesto proprio a lui il contatto con Santapaola, Di Dio risponde: “Era di dominio pubblico la mia appartenenza all’associazione criminale”. E sulle motivazioni che lo hanno spinto a riferire proprio sui fratelli Lombardo e non su altri esponenti politici che pure erano in contatto con lui Di Dio rimane in balìa di ricordi affievoliti, ma a un certo punto chiosa: “I mafiosi sono ignoranti che si fanno strumentalizzare dai politici”.

Di Dio a un certo punto decise di non avere più nulla a che fare con i fratelli Lombardo, A testimoniarlo c’è il risentimento espresso in molte conversazionI intercettate tra Di Dio e il dottor Astuti, e tra Di Dio e Salvo Politino – lette in udienza dalla difesa di Lombardo – sulla questione del mancato ricevimento, da parte di Lombardo, del figlio di Di Dio. Il presunto boss di Palagonia avrebbe chiesto a Lombardo di ricevere il figlio, il quale doveva chiedergli un incontro con il commissario straordinario al consorzio di bonifica di Catania. La difesa in chiusura chiede l’acquisizione dei tabulati telefonici di Alfio Mirabile, carmelo Puglisi, Raimondo Maugeri e Francesco La Rocca, limitatamente all’intervallo di tempo che va da aprile 2003 a aprile 2004.

A fine udienza Raffaele Lombardo rende dichiarazioni spontanee: “ Per fortuna il tribunale di Catanzaro mi ha intercettato dal 2000 al 2007, i tabulati confermeranno che Io, o almeno il mio telefonino, non mi trovavo a quel tempo nei luoghi citati. I Ros determinano la presenza di Angelo Santapaola in quelle zone il 5 febbraio e poi a marzo. Io ero in piazza Duomo s Catania per Sant’Agata, mentre a marzo ero a Roma”.

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19 Aprile 2016, 18:44

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