04 Novembre 2014, 17:22
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CATANIA – Inammissibilità del processo in secondo grado per la rinuncia all’impugnazione avanzata dall’imputato e, in subordine, la conferma della sentenza di primo grado: l’ergastolo. Sono queste le richieste del Procuratore Generale Giulio Toscano, a conclusione della requisitoria, alle quali si somma l’esclusione della premeditazione nell’omicidio del nonno di Stefania Noce, Paolo Miano. Per il duplice omicidio l’imputato Loris Gagliano era stato condannato all’ergastolo dopo il processo di primo grado con rito abbreviato. L’esclusione della premeditazione del secondo delitto, comunque, non inficia la pena richiesta per l’imputato: la conferma dell’ergastolo.
La requisitoria del Pg ha ripercorso le tappe salienti del processo di secondo grado che, per via della strategia difensiva, “ha virato verso il tema dell’imputabilità”. “La difesa ha pensato di ribaltare le sorti del processo con l’unico intento di salvare il salvabile spostando l’asse del processo sulla capacità di intendere e volere dell’imputato Loris Gagliano”, ha detto in aula il Pg. Rispetto alla rinuncia dell’impugnazione da parte dell’imputato, confermata in apertura d’udienza, il Pg ha citato in aula una sentenza della Corte di Cassazione per la quale “il vizio parziale di mente non incide sull’efficacia della rinuncia”. Poi, ribadendo l’esito della perizia dei periti d’ufficio, Bruno e Calabrese, cioè che l’imputato sarebbe in grado di partecipare al processo perché dotato delle capacità difensive, è tornato sul “focus” del procedimento: la presunta incapacità di intendere del Gagliano.
Centrale “il rapporto controverso tra il diritto e la scienza”. Se è vero che le due discipline non si possono “espropriare” a vicenda, è vero anche che servono dei “parametri” certi e che “le teorie scientifiche tendono a essere superate da altre teorie”. Soprattutto nel campo della psichiatria si procederebbe per ipotesi perché la disciplina in questione “non è in grado di fornire certezze scientifiche”. La requisitoria ha poi preso in esame “le acrobazie di carattere parascientifico” del perito della difesa. La decisione dell’imputato di andare a studiare psicologia a Roma sarebbe il frutto di una scelta ponderata non del tentativo di fuggire dalle pressioni e lo stato emotivo del Gagliano in seguito al delitto andrebbe considerato altrettanto normale. Secondo l’articolo 90 del codice penale, ha ricordato il Pg, stati emotivi e passionali non possono in ogni caso escludere o diminuire l’imputabilità se non dipendono da una chiara infermità di mente.
Le cause del malessere dell’imputato andrebbero ricercate “nel senso di colpa e frustrazione” del giovane che fallisce nel tentativo di ricucire il suo rapporto di coppia e teme di perdere contemporaneamente il suo punto di riferimento (Stefania) e la sua reputazione (in caso di denuncia per stalking). Toscano ripercorre le tappe degli eventi sottolineando che la premeditazione del delitto non si sarebbe affacciata il giorno in cui Gagliano si reca a Licodia. L’imputato sarebbe ancora convinto di potere rimediare. L’intenzione di uccidere la ragazza si farebbe spazio “probabilmente” la sera del 26 dicembre quando Loris, appostato davanti casa Noce, scopre che Stefania gli ha mentito e che passerà la serata con degli amici. Il giorno successivo Gagliano sabota l’auto della madre di Stefania per incontrare da solo la ragazza. L’imputato, però, per via di una telefonata, sarebbe convinto che i nonni di Stefania non siano in casa. Secondo Toscano Paolo Miano sarebbe “un ostacolo non previsto” per questo viene ucciso. Un delitto, però, non premeditato secondo il Pg che ha chiesto l’esclusione della premeditazione.
Il Pg inoltre ha parlato di “duplice omicidio” sottolineando “il sapore sociologico” di “neologismi” come “femminicidio”, un particolare questo che diverge con quanto affermato a chiare lettere nella sentenza di primo grado dove il termine è presente.
Durante la prossima udienza, prevista per l’undici novembre, si terranno le arringhe degli avvocati delle parti civili.
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04 Novembre 2014, 17:22