Trecentodue anni di carcere |ai vertici dei clan Pillera e Laudani - Live Sicilia

Trecentodue anni di carcere |ai vertici dei clan Pillera e Laudani

L'inchiesta della Guardia di Finanza guidata da Francesco Gazzani, e coordinata dai pm Antonino Fanara e Andrea Bonomo,  portò alla scoperta di un'organizzazione dedita al traffico di droga nelle rotte Olanda - Sicilia e Napoli - Catania.

CATANIA – Meno di un anno ed è arrivata la sentenza. Il Gup di Catania, Luigi Barone ha dato lettura delle condanne per la parte del processo che si è celebrato con il rito abbreviato per i componenti di un’organizzazione di trafficanti di droga,  decapitata lo scorso luglio dalla Guardia di Finanza di Catania nel corso dell’operazione denominata “pret à porter”. Erano state scoperte due rotte della droga dall’Olanda alla Sicilia e da Napoli a Catania nate da una stretta collaborazione del clan etneo Pillera Puntina, della cosca catanese dei Laudani e la famiglia camorrista Gionta di Torre Annunziata. I reati contestati dai Pubblici Ministeri Antonino Fanara e Andrea Bonomo sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti e possesso e detenzione di armi da fuoco.

Condanne per 302 anni di carcere. 20 anni di reclusione per Francesco Ieni, detto “u’ castoro” e figlio di Nuccio, e per Sebastiano Laudani, nipote dell’omonimo capomafia. 6 anni per Alfio Laudani (multa di 30 mila euro), mentre il Gup ha inflitto una pena di 5 anni per Salvatore Laudani. 5 anni e 22 mila euro di multa per Piero Castorina, Giovanni Pennisi e Salvatore Marchetta. Stessa pena per Francesco Vittorio, ma l’ammenda è di 24 mila euro. 4 anni e 8 mesi, invece, per Marcello Antonio Rosano e Maria Gloria Di Mauro. Gianni Greco ( 14 anni e 8 mesi), Luciano Testa (12 anni).Carmelo Orazio Isaia ( 10 anni), Gianluigi Antonino Partini (10 anni), Francesco Antonino Sciuto (10 anni). Salvatore Di Mauro (9 anni e 10 mesi ). 9 anni per Antonino D’Agata, Giuseppe Giustolisi, Salvatore Cristaldi, Pasquale Quagliarello, Esposito Francesco e Valerio Quagliarello. Daniele Zuccaro e Giuseppe Cristaldi, sono condannati a anni 8 e mesi 4. Biagio Coppola (8 anni e 40 mila di multa). Tumminelli Massimo Giovanni (7 anni e 36mila di multa). Guido Amitrano (7 anni e 30mila di multa). Domenico Caracciolo, (6 e 28 mila euro di multa). Alfredo Caiazzo (5 anni e 8 mesi e una multa di 28mila euro). Alfonso Parolisi (5anni e 4 mesi e 24mila euro di multa). Assolto Riccardo Zappalà per non aver commesso il fatto. Il gup ha inoltre disposto la confisca di alcuni beni mobili ed immobili nella disponibilità di Gianluigi Antonino Partini, Piero Castorina, Maria Gloria Di Mauro, Salvatore Laudani, Santo Cristaldi, Francesco Esposito ed Edoardo Buonerba.

L’inchiesta. Nel 2006 a Fontanarossa arriva con un volo proveniente dai Paesi Bassi una fotomodella dominicana. La donna fu arrestata dalla Finanza perché dopo un controllo emerse che aveva ingerito 98 ovuli che contenevano circa un chilogrammo di cocaina. Scattano le indagini e i militari riescono a ricostruire il network di rifornimento e di destinazione della droga sequestrata. Era stata creata una rete ben organizzata che faceva partire due assi di approvvigionamento: una che partiva dall’Olanda e una dalla Campania, differenziate anche a seconda del tipo di stupefacenti. Le menti dell’organizzazione viene scoperto, grazie a intercettazioni e attività tradizionali come pedinamenti e osservazioni, sono italiani, alcuni volti noti delle associazioni mafiose catanesi e campane, e persone straniere. Il rifornimento serviva per la gestione delle piazze di spaccio in provincia di Catania e a Ragusa.

I Laudani si appoggiavano ai Gionta di Torre Annunziata per la cocaina. Lungimiranti del business i capi dell’organizzazione avevano deciso però di diversificare l’offerta anche con marijuana Orange Skunk ed ecstasi. Tra i metodi di importazione vi era quello dei corrieri “ovulatori”: stranieri disposti anche a rischiare la vita pur di intascare qualche soldo in un singolo viaggio. La gestione della logistica del “trasporto”, con i conseguenti rapporti con i gruppi catanesi e i grossisti esteri, era affidata a dei sudamericani che si erano stabiliti a Catania. Il pagamento dei corrieri, garantiti solo se andavano a buon fine, avveniva attraverso i “Money Transfer”.

A Bologna, inoltre, era stata creata dal gruppo del clan Pillera Puntina, una base logistica, dove veniva stoccate le partite di marijuana provenienti dall’Olanda che poi arrivano in Sicilia mediante trasporto in auto o in treno.

 


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