23 Ottobre 2012, 14:17
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PALERMO – Una testimonianza agghiacciante. Che complica la già difficile posizione di Samuele Caruso. L’intervento di una vicina di casa ha evitato il peggio. Dopo Carmela anche Lucia Petrucci ha rischiato di essere ammazzata nell’androne al civico 14 di via Uditore.
È stata la stessa donna a raccontarlo ieri alla polizia. Ha detto di avere sentito le urla e di essersi precipitata al pianterreno. La scena davanti ai suoi occhi era raccapricciante. Samuele era chinato su Lucia e continuava a colpirla col coltello. Accanto a lei la sorella Carmela, 17 anni, era già morta. “Che stai facendo? Smettila”, ha gridato la vicina. A quel punto Samuele è fuggito.
Una fuga subito interrotta. Il giovane di 23 anni è stato bloccato alla stazione di Bagheria. Un’ora dopo il delitto aveva già confessato. Ora è rinchiuso in una cella del carcere Ucciardone con l’accusa di omicidio e tentativo di omicidio aggravati dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili. Il procuratore aggiunto Maurizio Scalia e il sostituto Caterina Malagoli stanno valutando la possibilità di scegliere il rito immediato. Le prove finora raccolte sarebbero schiaccianti a tal punto da scegliere il rito processuale che consente di saltare l’udienza preliminare. Decisiva sarà la testimonianza di Lucia.
Proseguono intanto le indagini su tre presunti favoreggiatori di Caruso: un amico e la madre e un cugino che lo avrebbero aiutato durante la fuga. Potrebbero avere incontrato il killer fornendogli vestiti puliti, bendandogli una ferita alla mano e accompagnandolo alla stazione dove è stato arrestato. Samuele, invece, aveva raccontato al pm di avere comprato una maglietta nuova da un ambulante e di essersi fatto fasciare la mano da una passante.
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23 Ottobre 2012, 14:17