17 Novembre 2009, 17:05
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La fuga dei magistrati dalle procure diventa sempre più allarmante. Per 16 posti da pm a Palermo non è stata presentata nemmeno una domanda valida; la stessa cosa è accaduta in un’altra cinquantina di uffici requirenti in tutta Italia, che in passato, invece, erano molto ambiti dalle toghe, come per esempio la procura di Verona. Il Csm tira le somme dell’ultimo concorso bandito per la copertura di 197 posti in 96 procure italiane. E il bilancio è più che preoccupante: oltre il 60 per cento dei posti (112) sono rimasti scoperti. Ed è allarme soprattutto in Sicilia, visto che la quasi totalità delle procure (13 su 14), è rimasta senza aspiranti. “E’ una tragedia” dice il consigliere Dino Petralia, che giudica “incredibile” la desertificazione di procure che stanno conducendo importanti inchieste di mafia, come quella che qualche giorno fa ha portato all’arresto del numero due di Cosa Nostra Mimmo Raccuglia.
La situazione di maggiore emergenza riguarda la Sicilia: oltre a quella di Palermo tra le procure rimaste senza aspiranti ci sono quelle di Caltanissetta (dove sono state riaperte le indagini sulle stragi mafiose e dove resteranno scoperti 4 posti), Catania (8 scoperture), Ragusa (2), Messina (5), Trapani (2) e Agrigento (3). L’unica procura siciliana che ha ricevuto una domanda valida è quella per i minorenni di Catania. “Oltre il danno, la beffa” commenta sconsolato Petralia, visto che quel posto sarà coperto con un magistrato della procura ordinaria della stessa città, sguarnendo ulteriormente quell’ufficio giudiziario.
“E’ sintomatico che per la procura di Verona, dove fino a qualche tempo fa c’era la fila per andarci a lavorare, non ci sia nessun aspirante – rileva Petralia -. Ed è incredibile che questo sia accaduto nella pressocché totalità delle procure siciliane, 14 su 13, e che non ci sia nessun aspirante nemmeno per Palermo”. “La fuga dalle procure – spiega il consigliere – è l’effetto dello spauracchio della separazione delle carriere; ma anche della situazione di collasso operativo in cui le procure si sono venute a trovare per effetto della norma che impedisce ai magistrati di prima nomina di svolgere le funzioni di pubblico ministero: nessuno ci vuole più andare a lavorare perché il carico di lavoro è insostenibile”. E le prospettive sono sempre più fosche: “Stiamo arrivando all’assurdo di avere in servizio nelle piccole e medie procure solo il dirigente, come per esempio a Enna”. (Ansa)
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17 Novembre 2009, 17:05