05 Maggio 2011, 21:50
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Abbattere l’intero Zen 2 e ricostruirlo da zero. È questa la soluzione che il movimento “Noi per lo Zen” promosso, tra gli altri da Antonio Piraino e l’architetto Ciro Lomonte, ha presentato per il quartiere San Filippo Neri, situato nella periferia nord di Palermo. L’idea è quella dell’architetto Ettore Maria Mazzola, docente alla University of Notre Dame che ha già proposto un progetto simile per Corviale, quartiere degradato alla periferia di Roma, attualmente al vaglio della giunta regionale.
“Ettore Mazzola potrebbe elaborare entro 90 giorni quello che è stato già fatto per Corviale. Progetto autofinanziato: cento euro ciascuno con la speranza di essere in duecento” ha proposto Piraino che ha anche anticipato che per adesso “già in cento cittadini attivi, professionisti di Palermo” hanno messo la firma su questo progetto.
Un problema che non è solo della città tutto porto, ma internazionale, è quello delle periferie, che secondo Piraino sono un nodo nevralgico della crisi palermitana. Per questo, secondo quanto riportato da Mazzola, il progetto sarà quasi a costo zero.
Piraino ha parlato di eco-polis, modelli già in uso all’estero, ma conformi anche a realtà italiane. Cortili, negozi, servizi pubblici. E un numero di abitazioni che dovrà superare il totale di quelle che spetteranno ai già abitanti del quartiere, al fine di poter vendere negozi e appartamenti. Ma un quesito resta: e chi se le compra? “Ha funzionato nel centro storico, dove sono andate a vivere persone dei ceti sociali più vari e dove è aumentata anche la sicurezza” ha risposto Piraino. Un mix sociale dunque, che non solo, a detta di Piraino, escluderebbe la nascita di una nuova sacca di emarginazione, ma anche un rientro dei costi di costruzione.
Ma già il noto ideatore dello Zen 2, l’architetto Vittorio Gregotti, aveva chiamato insulae gli agglomerati edilizi di questo quartiere, proprio perchè le voleva autosufficienti, non solo costruzioni-dormitorio. Poi le occupazioni abusive, la necessità di una manutenzione che non c’è stata, hanno reso San Filippo Neri il ghetto noto a tutti. La risposta di “Noi per lo Zen” è quella di portare gli stessi abitanti a costruire il proprio quartiere, un quartiere che si rifà all’urbanistica tradizionale: “portare le stesse maestranze locali a costruire – ha spiegato Mazzola – . L’istituzione di cooperative che alleviano anche la piaga della disoccupazione nel territorio”.
Durante la conferenza che si è svolta all’hotel Wagner è stato invitato anche padre Miguel, parroco del quartiere da ormai tre anni. È intervenuto con la premessa di non fare polemica, ma di “volerla fare”: “Tutto ciò che è buono per questo quartiere io lo accetto, come l’idea di far partecipare attivamente i cittadini al progetto. Ma voglio vedere i fatti. In questo periodo sono venuti a trovarmi esponenti di sette colori politici diversi. Spero che questi non siano solo fuochi d’artificio sul mare, ma siano un fuoco vivo e duraturo, come quello del focolare domestico. Dobbiamo pensare agli uomini. In questa stanza vedo professionisti, imprenditori. Ma non vedo nessuno del quartiere Zen”.
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05 Maggio 2011, 21:50