18 Dicembre 2018, 20:57
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PALERMO – Il nuovo presidente è lì da pochi giorni. E in pochi giorni Giuseppe Di Stefano ha fatto quello che il suo predecessore non ha voluto fare. Via libera a 130 assunzioni a tempo indeterminato nella Sas, una delle più grosse società partecipate regionali.
Un’azienda attorno alla quale, nei giorni scorsi, le polemiche erano state violentissime. Così come gli attacchi sferrati persino in diretta televisiva dal presidente dell’Ars Gianfranco Micciché a Marcello Caruso, presidente fino a pochi giorni fa, prima delle dimissioni, rassegnate per il semplice fatto che “qualcuno mi chiede di fare qualcosa di diverso da quanto deciso in assemblea dei soci. E io non posso farlo”.
Quel “qualcosa” è appunto l’infornata di assunzioni a tempo indeterminato dei circa 130 lavoratori provenienti da altre società regionali chiuse o fallite e temporaneamente “parcheggiati” in un albo. L’Ars pochi mesi fa ha anche approvato una legge per loro: una norma che di fatto prolunga il termine fissato da un decreto legislativo nazionale, consentendo così, fino al 31 dicembre, di “derogare” al blocco delle assunzioni solo per assumere, appunto, i lavoratori compresi in quell’albo.
Ma i problemi non sono mancati, fin da subito, nonostante quella legge regionale: gli stipendi dei lavoratori, infatti, sono strettamente connessi a servizi che hanno una durata limitata nel tempo: due anni, nella maggior parte dei casi. E così, ecco il dubbio che – insieme alle parole di Micciché – ha portato Caruso a lasciare: si possono assumere a tempo indeterminato lavoratori i cui stipendi sono “coperti” solo per due anni?
“Certamente” rassicura il nuovo presidente Giuseppe Di Stefano, avvocato in passato già a capo di altre società regionali compresa la stessa Sas, molto vicino a Forza Italia e in particolare al presidente della Commissione bilancio all’Ars Riccardo Savona. È lui che deve “maneggiare” la questione che si è fatta scottante. Ma sul punto, sembra non avere preoccupazioni: “Abbiamo studiato le carte – dice a LiveSicilia – e siamo convinti che l’unica modalità per assumere questi lavoratori sia il tempo indeterminato. Ce lo dice la legge regionale e la Regione stessa, socio unico”. E così, è partito l’iter proprio in queste ore. Un percorso che prevede comunque una sorta di selezione. Il bando è già stato pubblicato sul sito dell’azienda. I lavoratori interessati dovranno manifestare la propria volontà di entrare in Sas, quindi si insedierà “immediatamente” la commissione esaminatrice.
“Si tratta di 130 famiglie – dice Di Stefano – che meritavano questa assunzione”. Assunzione che partirà con un impegno settimanale di 12 ore e mezza. Non è escluso che le prossime manovre finanziarie possano rimpinguare poi il fondo e garantire un impegno maggiore. Intanto, i 130 potranno mettere piede dentro la Sas con contratti a tempo indeterminato nonostante i progetti siano a termine. Bisognerà comunque far presto: c’è tempo fino al 31 dicembre. Dal giorno dopo, le porte delle società regionali si chiuderanno nuovamente.
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“Era ora!” , scrive in una nota Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl Sicilia: “Stremati ma soddisfatti per avere raggiunto l’obiettivo dell’assunzione a tempo indeterminato dei 135 lavoratori che, da 4 anni, attendevano la reimmissione in servizio – continua la sindacalista – un assunzione che, nei fatti, sin dal primo momento gli spettava di diritto poiché sancita dalle norme emanate dal governo regionale che, per inspiegabili rimpalli di responsabilità e susseguirsi di pareri per i quali venivano richiesti ulteriori pareri, li ha risucchiati dentro un vortice dal quale con fatica ne sono usciti. Quest’anno finalmente un Natale sereno e da festeggiare ma che, comunque, non potrà far dimenticare l’amarezza provata 4 anni fa quando, al 24 dicembre, ai lavoratori delle prime partecipate dimesse sotto l’albero hanno fatto trovare le lettere di licenziamento. Da CIEM a LAVORO SICILIA, da QUARIT a TERME DI SCIACCA, passando dal CERISDI a SICILIA PATRIMONIO IMMOBILARE fino a SVILUPPO ITALIA, la riforma delle partecipate voluta dal governo Monti ha fatto contare decine e decine di licenziamenti, lasciando nello sconforto i lavoratori. La reimmissione in servizio dei lavoratori portatori di importanti e riconosciute professionalità è anche opportunità per il contributo che daranno nei servizi che andranno a svolgere. Tanto è stato fatto, ma il percorso per noi è ancora da perfezionare – conclude la Calabrò – non si dimentichino quei lavoratori di SPI non ancora inseriti nell’albo. La politica che in questo caso ha dimostrato di potere essere ‘buona politica’ concluda il percorso virtuoso che è stato avviato”.
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