Pelagie, al via il progetto Life |per la tutela degli uccelli

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10 Dicembre 2012, 16:20

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PALERMO – Si è tenuta oggi, presso la maestosa cornice del complesso monumentale di Palazzo Steri, all’interno della Chiesa di S.Antonio, la presentazione del progetto Life 11+Natura sugli uccelli pelagici. Obiettivo del progetto la tutela della popolazione di Berta Maggiore (Calonectris d. diomedea) nidificante nell’isola di Linosa, mediante l’eliminazione di quella che è considerata la principale causa di minaccia per le uova e i pulcini, il ratto nero. Nelle isole Pelagie vive infatti la maggiore colonia europea di Calonectris diomedea, stimata in circa 10.000 coppie. L’intervento trova un supporto nel dipartimento Demetra dell’Università di Palermo, in Fare Ambiente Sicilia, in Legambiente e nel dipartimento regionale Azienda Foreste Demaniali. Altre specie di vertebrati ad essere tutelate saranno quelle che trovano il loro habitat nell’isola di Lampedusa, dalle piccole popolazioni di Caretta Caretta e dell’uccello delle tempeste mediterraneo Hydrobater pelagicus melitensis, alle vaste popolazioni di Berta minore Puffinus yelkouan.

Bruno Massa, professore del dipartimento Demetra e coordinatore del progetto, ha spiegato in cosa consiste un progetto Life: “Questa è la prima volta che Palermo è capofila di un progetto Life. Tali progetti sono molto difficili da costruire e realizzare, ma con elevata probabilità vengono finanziati se il soggetto da salvaguardare necessita un’attività di conservazione”. Riguardo alla nidificazione del Berta Maggiore e alle principali minacce per la specie, il professore del dipartimento Demetra ha spiegato: “Nel caso specifico si parla degli uccelli pelagici che vivono sempre in alto mare e scendono a terra solo per nidificare. A Linosa è presente la colonia europea più importante di Berta Maggiore. Questo uccello, che pesa circa 600 grammi, fa un unico uovo molto grande, di 90 grammi. La causa più antica vede nei linosani la minaccia principale, in quanto gli abitanti dell’isola hanno usato spesso l’uovo di Berta come cibo alternativo. Noi lavorando per trent’anni sull’isola siamo riusciti a ridurre nell’isola non con la repressione ma con una capillare forma di educazione e siamo riusciti ad ottenere dei risultati. Nel frattempo è arrivata un’altra minaccia, il ratto nero, che riesce a fare una predazione di uova e pulcini appena nati, tassando del 50% la popolazione di Berta Maggiore. Il progetto prevede l’eliminazione del ratto e delle piante aliene e alloctone, il Carpobrotus edulis e la Nicotiana glauca, e un’attività di promozione delle risorse naturali di queste isole”.

Nicolò Nicolosi, coordinatore regionale di Fare Ambiente Sicilia, ha parlato dell’importanza di intervenire in tali circostante nell’isola di Linosa: “C’erano tante questioni che ci portavano a scendere in campo, tra queste quella che si connette alla missione di Fare Ambiente che consiste nel promuovere la Sicilia. Noi ci occuperemo di comunicare gli esiti del progetto nella speranza che, nell’arco di quattro anni e mezzo, si possa agire perché i nostri patrimoni vengano meglio conservati e proposti per lo sviluppo della nostra presenza in Sicilia”.

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A precisa domanda sui metodi di eradicazione del ratto e sulla tutela del diritto alla vita di tutti gli esseri viventi, ha così risposto Bruno Massa: “Noi abbiamo specificato nel progetto cosa verrà utilizzato. Si tratta di anticoagulanti di ultima generazione, ampiamente usati in progetti analoghi, in cui è stato necessario intervenire contro i ratti. Nel caso di Linosa noi abbiamo utilizzato degli erogatori, delle cassette chiuse a chiave, in cui può entrare solo il roditore che va a rosicchiare la zolletta e poi se ne va e muore dopo alcuni giorni. Non collega così la causa all’effetto”.

“Io mi sento animalista – ha continuato Massa – ma ritengo sia doveroso salvaguardare le specie selvatiche nell’ambiente in cui vivono. Capisco che è brutto uccidere in questo modo ma sarebbe difficile stanarli nei luoghi in cui vanno a nascondersi”.

Sugli eventuali rischi che corrono, invece, cani e gatti, Massa ha chiarito: “Abbiamo inserito queste pellets, le zollette con cui vengono uccisi i ratti, in zone remote. Se un cane o un gatto le mangia muore esattamente come i roditori. Il rischio è uguale anche per un bambino. E’ questo il motivo per cui utilizzeremo prevalentemente gli erogatori. Dove la macchia è molto fitta, valuteremo se è necessario intervenire, ma dopo aver fatto un monitoraggio della popolazione dei ratti presenti. A Linosa non ci sono cani randagi, ma cani lasciati liberi dai proprietari. C’è qualche gatto ferale, in uno stato semi-domestico, proprio nella zona in cui vivono le Berta. Noi li abbiamo catturati e portati in paese. C’è qualcuno che li prende e li va a liberare nuovamente lì. Troveremo una soluzione perché è nostro interesse non far morire nessun gatto. C’è un servizio veterinario autogestito a Linosa che potrà occuparsi di casi specifici, perché se si interviene in tempo con un’iniezione di vitamina K si riescono a contrastare gli effetti dell’anticoagulante e a salvare l’animale”.

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10 Dicembre 2012, 16:20

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