Prometeo, sanità, commercio |Il potere nelle mani dei Tar

di

29 Gennaio 2015, 13:52

2 min di lettura

Il sonno della Regione genera mostri. In forma di pasticci burocratici, di decreti rabberciati, di inevitabili sentenze. Basta scorrere le cronache di questo inizio d’anno, per averne un’idea: in pochi giorni tutti e tre i tribunali amministrativi presenti in Sicilia – i due Tar e l’organo di secondo grado, il Cga – hanno bacchettato Palazzo d’Orléans, bocciando prima il progetto Prometeo, poi il piano di rimodulazione degli ospedali e infine lo stop alle nomine imposto alla Camera di commercio di Messina. Ovvio che in questo clima i ricorsi e le diffide si susseguano: l’ultimo in ordine di tempo è il caso degli esclusi da Garanzia giovani, ma pochi giorni prima – giusto per rimanere alle ultime settimane – a consegnare le proprie rivendicazioni nelle mani degli avvocati erano stati i beffati del Piano giovani.
Certo, c’è anche un fattore tecnico, nella pioggia di pronunce di Tar e Cga. La più ricorrente fra le contestazioni mosse dai giudici amministrativi alla Regione è l’assenza di motivazioni dei provvedimenti: “non sorretta da motivi di giustificazione” era secondo il Consiglio di giustizia amministrativa la richiesta di recuperare i finanziamenti “extrabudget” concessi agli enti di formazione, “solo genericamente asserite” secondo la stessa corte le irregolarità contestate ad Angelo Pizzuto per revocargli l’incarico al Parco delle Madonie, “immotivata” secondo il Tar persino la revoca dell’incarico di Salvatore Zappalà all’interno dello stesso Cga.
C’è, però, soprattutto una cessione di spazi. Un trasferimento del potere reale, quello che assume decisioni definitive, dalle mani della politica a quelle della giustizia amministrativa. Provocato in parte da un’Ars sempre più impantanata nelle difficoltà della maggioranza, che produce poche leggi e cede quindi il passo ai decreti, ma soprattutto da una debolezza intrinseca dell’amministrazione, delegittimata dagli insuccessi e dai dietrofront descritti martedì da Accursio Sabella, che ne ha stilato un catalogo alfabeticamente ordinato.
Affiora così una nuova geografia del potere. Una mappa meno definibile, meno certa, proprio per effetto dell’abdicazione della politica. I giudici, del resto, hanno una funzione prevalentemente tecnica, e quelli amministrativi assumono da sempre un profilo molto più basso, molto più refrattario ai riflettori rispetto a molti loro colleghi della magistratura ordinaria: di rado appaiono in foto, difficilmente si concedono ai taccuini dei cronisti, solo occasionalmente vengono inquadrati nei servizi televisivi. Un potere meno visibile, ma non per questo meno legittimo. Chiamato però, nell’invisibilità, a supplire all’amministrazione. Nel sonno, o nel fallimento, della Regione.

Articoli Correlati

Pubblicato il

29 Gennaio 2015, 13:52

Condividi sui social