29 Dicembre 2013, 06:15
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PALERMO – Nessuno sapeva che si prostituisse. In città, nella zona del policlinico in cui abitava, la conoscevano tutti come parrucchiera, come una donna simpatica e dal sorriso facile. Era allegra “Jennifer”, la sua indole gioviale era innata come lo è per la maggior parte degli africani. A Palermo, tra il corso Tukory e via Perez, nessuno avrebbe mai immaginato che la prostituta uccisa e trovata senza vita a Custonaci, nel Trapanese la vigilia di Natale, potesse essere lei. I negozianti della zona, i residenti e anche gli ambulanti, non sapevano che Bose Uwada – questo il vero nome dell’extracomunitaria – fosse in realtà la loro Jennifer. Nigeriana, 37 anni, si era trasferita in Italia, probabilmente, per cambiare la propria vita.
Il giorno di Natale la comunità nigeriana in città era già sconvolta: la donna, insieme alle sue bimbe, due gemelline di circa quattro anni, andava spesso a fare la spesa nella zona, in base ai racconti di chi la conosceva. “Comprava frutta e verdura da me – dice un ambulante in via Gaspare Palermo – e l’ultima volta ho preso una delle bambine in braccio. Le piccole erano meravigliose ed anche la mamma era molto socievole, allegra, vestiva sempre con abiti colorati”. Salutava tutti Jennifer. E tutti le volevano bene. Forse aveva scelto questo nome perché era più semplice di quello africano. “Già – era facile ricordarlo – aggiunge una donna che abita a pochi metri dalla palazzina in cui abitava la nigeriana. Lei era estroversa, ma molto riservata. Quando i suoi connazionali ci hanno raccontato cosa le è successo – aggiunge – io e la mia famiglia non riuscivamo a crederci. Non sapevamo facesse la prostituta, per noi era semplicemente la mamma di quelle stupende bambine dalle treccine nere, una casalinga”.
Una doppia vita, dunque. Da un lato quella felice, dedicata alle sue bimbe, dall’altro quella dal retroscena squallido della prostituzione a Trapani. secondo quanto è emerso dalle indagini dei carabinieri che stanno indagando sull’omicidio della nigeriana, la donna si sarebbe prostituita nei pressi del lungomare della città. Avrebbe raggiunto, diverse volte ogni settimana, Trapani con il pullman. Partiva la sera e tornava all’alba per riabbracciare le sue bambine. Ma qualcuno, con ferocia, l’ha strappata ai loro baci, alle loro carezze. Bose Uwada è infatti stata trovata morta vicino ad un chiosco di fiori che si trova davanti al cimitero di Custonaci.
A lanciare l’allarme era stato il titolare di una delle bancarelle. La donna non aveva addosso alcun documento e il cadavere era rimasto senza nome per 24 ore, fino all’identificazione avvenuta grazie alla denuncia di scomparsa che aveva sporto il suo compagno. Sarebbe stato lui, infatti, a rivelare la reale attività della donna e a raccontare come si svolgevano le sue giornate e, il 23 dicembre, preoccupato del suo mancato ritorno a casa, aveva avvisato le forse dell’ordine. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Trapani, Massimo Palmeri, continuano a muoversi nell’ambiente della prostituzione, nel quale la 37enne potrebbe essersi imbattuta in un cliente violento. Ma a non avere alcuna pietà per la nigeriana potrebbe essere stato anche un protettore al quale la donna potrebbe essersi ribellata.
Un destino atroce come quello di un’atra nigeriana, un’altra Jennifer, sgozzata due anni fa in via Calderai. E ancora quello di Loveth Eward, trovata senza vita dietro due cassonetti per i rifiuti in via Filippo Juvara, nel febbraio del 2012. Pochi mesi prima, anche in quel caso a Natale, Nike Favour Adekunle, nigeriana ventunenne, era stata trovata carbonizzata nelle campagne di Misilmeri, in contrada Marraffa. A finire in manette per il suo omicidio, Giuseppe Pizzo, operaio 58enne di Belmonte Mezzagno che lo scorso gennaio si è suicidato in carcere.
Una storia agghiacciante, punta dell’iceberg di una situazione che si snoda continuamente tra pressioni psicologiche, sfruttamento, violenza fisica e morale. Quella dell’esercito di almeno cinquecento prostitute nigeriane che a Palermo, hanno in media 25 anni. Bose aveva 12 anni in più, qualcuno l’ha strozzata ed ha poi abbandonato il suo corpo vicino al cimitero di Custonaci. Eppure, anche lei probabilmente aveva sborsato dai 60 ai 120 mila euro per tentare di dare forma al proprio sogno, di essere felice, di trovare un lavoro serio. E invece ha trovato la morte, proprio come è successo a Nike, Loveth e Jennifer, tradite dalla stessa vita in cui avevano riposto tutte le loro speranze.
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29 Dicembre 2013, 06:15