Prostituzione minorile: don Vincenzo sta male, chiede la libertà

Prostituzione minorile: don Vincenzo sta male, chiede la libertà

Oltre al diabete e all'impotenza adesso ha bisogno di sostegno psicologico

PALERMO – Don Vincenzo Esposito sta male. Il suo legale chiede la scarcerazione e il trasferimento in una struttura indicata dalla Curia di Perugia dove possa ricevere assistenza sanitaria e psicologica. Nega le accuse, per come gli vengono contestate, ma è provato dal carcere.

L’avvocato Renato Vazzana torna a chiedere la liberazione del sacerdote siciliano, arrestato in Umbria per prostituzione minorile. Lo aveva già fatto nelle scorse settimane, ma l’istanza era stata respinta dal giudice per le indagini preliminari.

“Stimata attività pastorale”

Secondo la difesa, i fatti contestati farebbero parte di una parentesi nel contesto di “una stimata missione pastorale” e non ci sarebbero né rischio di reiterazione del reato, né di inquinamento probatorio.

Il sacerdote, originario di Caltavuturo, in provincia di Palermo e parroco di una chiesa in provincia di Perugia, è stato arrestato a inizio agosto. I carabinieri della compagnia di Termini Imerese lo hanno intercettato mentre effettuava delle video chiamate hard con quattro ragazzini di 16 e 17 anni. In cambio dava loro dei soldi, tramite ricariche telefoniche o Postpay. Sotto inchiesta c’è anche la madre di uno dei ragazzini: secondo l’accusa sapeva cosa stava accadendo e avrebbe indotto il figlio a prostituirsi con il sacerdote.

“Diabete e impotenza”

Il sacerdote è affetto da “diabete mellito” che lo “ha ridotto all’impotenza”. Problemi acuiti dalla sua condizione psicologica. La difesa sostiene che “padre Vincenzo non ha mai chiesto di ricevere delle video chiamate”, ma “sono sempre stati i minori ad effettuarle o inviare i video dei quali non è dato conoscere l’effettivo contenuto né tantomeno l’identità dei soggetti coinvolti negli stessi”.

“Non aveva capito che erano minorenni”

Il prete “non poteva avere contezza della minore età dei soggetti anzi risulta palese la condotta estorsiva” di uno di essi “il quale sotto minaccia di denuncia riceve una somma di denaro per il silenzio”. Dunque don Esposito avrebbe “erroneamente ritenuto che fossero maggiorenni”.

Un passaggio della precedente istanza era dedicato alla “missione” del sacerdote che “ha sempre aiutato queste e tante altre famiglie disagiate di Termini Imerese a pagare le bollette e a fare fronte alle spese familiari senza aver mai chiesto nulla in cambio”. Il legale aveva ricordato “l’incensuratezza dell’indagato, la sua stimata missione pastorale ed apostolica come tra l’altro si evince dagli innumerevoli atti di stima ed affetto della intera comunità di San Feliciano”.


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