03 Settembre 2013, 11:05
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PALERMO- Bernardo Provenzano deve rimanere al 41 bis. Ecco le motivazioni del tribunale di sorveglianza di Bologna, nell’ordinanza che respinge la richiesta di revoca del difensore dell’ex latitante, l’avvocato Rosalba Di Gregorio. Lo rivela il ‘Corriere della Sera’ in un articolo a firma di Giovanni Bianconi. Non sono bastati, dunque, i pareri favorevoli delle procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze che continuano a indagare sulle stragi di mafia. Il motivo? C’è il rischio che il boss sia ancora in grado di comunicare con l’organizzazione e questo lo rende socialmente pericoloso.
“Le sue condizioni di salute e la sua ridottissima capacità di interloquire con l’esterno – si legge nell’ordinanza pubblicata sul Corriere della Sera – che hanno determinato la sospensione del processo a suo carico per la trattativa Stato-mafia, non sono incompatibili con il regime di carcere duro”. Alla revoca del 41 bis, si era opposta anche la Direzione nazionale antimafia, a causa del ruolo che ha svolto Provenzano all’interno di Cosa Nostra. Nemmeno il deficit che l’ha colpito – questo è il punto centrale – sembra aver ridotto la pericolosità di Provenzano. Lo psichiatra non ha potuto approfondire la sua analisi, in quanto l’ex padrino corleonese non risponde alle domande. E i giudici si appellano alla circostanza: “Non è chiaro quanto ci sia di autentico e quanto di intenzionale nella sua manifestata incapacità di intendere e di volere”, si legge nell’ordinanza.
A insospettire ancora di più i giudici, un fatto che risale al 17 agosto scorso, quando in un colloquio con la moglie, Provenzano le chiese “A putia come va?”, domanda che, secondo i giudici, potrebbe essere legata ad affari illeciti. (V.O.)
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03 Settembre 2013, 11:05