15 Marzo 2017, 06:00
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PALERMO – Le ex Province siciliane non sono state mai così vicine al fallimento. Ieri in Commissione bilancio, i deputati hanno accolto quello che è un vero e proprio “Sos”, dei commissari dei Liberi consorzi. Nel bilancio attualmente in discussione all’Ars mancano almeno cento milioni di euro. Una questione delicatissima, emersa anche in occasione della seduta d’Aula di ieri, nel corso dell’intervento del presidente della commissione bilancio Vincenzo Vinciullo: “Le ex Province – ha detto – versano in una situazione drammatica. C’è la necessità di stanziare circa 211 milioni di euro. Il governo però oggi non ha formulato nessuna soluzione. Il prelievo forzoso che viene imposto alle ex Province da parte dello Stato – ha proseguito Vinciullo – è di 260 milioni di euro. Ma le somme che lo Stato pensa di far ricadere sulle Province come sanzioni per la mancata approvazione dei bilanci portano il dato a 400 milioni di euro. Chiediamo, dunque, allo Stato di togliere le sanzioni attraverso una manovra finanziaria o le province dichiareranno il default. Questa è la situazione che ci troviamo di fronte. In alcune province, come Siracusa, – ha concluso – i dipendenti da tre mesi non percepiscono lo stipendio”.
I commissari, come detto, hanno indicato in 211 milioni la cifra necessaria per il solo mantenimento in vita dell’ente frutto della fallimentare riforma del governo Crocetta. Una somma che consentirebbe, insomma, solo la gestione ordinaria. Anche perché di quello stanziamento, oltre 180 milioni sarebbero necessari per garantire gli stipendi ai dipendenti. Al momento i soldi messi sul piatto non arrivano alla metà: circa 70 milioni sono il frutto del riconteggio dell’Iva dopo l’accordo tra Stato e Regione, mentre altri 53 milioni sono stati messi dal governo regionale. Ma da quest’ultima cifra vanno esclusi gli oltre 19 milioni destinati ai disabili. E così, la somma realmente a disposizione supera di poco i cento milioni di euro. Meno della metà del necessario. “Se lo Stato non interviene – ha ammonito, preoccupata, l’assessore regionale alle Autonomie locali Luisa Lantieri – il fallimento sarebbe inevitabile”.
E così, anche quella delle ex Province sarà una delle questioni più delicate da risolvere in una sessione di Finanziaria che avrebbe dovuto vedere il suo avvio ieri. Ma a Palazzo dei Normanni tenevano banco ancora le polemiche che vedono protagonisti esponenti del governo regionale, l’amministratore unico di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo e il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. Quest’ultimo è stato ascoltato ieri in commissione antimafia, e da Roma ha espresso seri dubbi sulla possibilità che questa Finanziaria possa essere approvata entro il mese di marzo, data ultima dell’esercizio provvisorio, salvo un’ulteriore proroga (e sarebbe l’ultima possibile). “Oggi – dice Ardizzone – non ci sono le condizioni per discutere questa manovra, anche a causa del costante dualismo tutto interno al governo, tra il presidente Crocetta e l’assessore all’Economia Baccei”. Ovviamente, il diplomatico utilizzo del termine “dualismo” è da intendere come un riferimento alle furiose liti istituzionali che vanno avanti già da settimane. E così, è sempre più vicino – dato per certo da diversi deputati dell’Ars – il ricorso all’ulteriore proroga dell’esercizio provvisorio.
La “stoccata” di Ardizzone al governo, però, si aggiunge a quelle giunte ieri da Sala d’Ercole sul mancato arrivo in tempo utile dei documenti del governo necessari ad accompagnare la Finanziaria. E le critiche sono arrivate anche da un ex fedelissimo di Crocetta, il deputato ora al Psi, Antonio Malafarina: “Questo governo – ha detto in Aula – non ha le idee chiare. Se ancora oggi non c’è una relazione di accompagnamento alla legge di bilancio, qualcosa non funziona. Siamo al quarto esercizio provvisorio e si lavora in un clima di approssimazione fin da troppo tempo. Si sparano poi – ha proseguito – numeri a casaccio, senza documenti a supporto. Se il bilancio non mi convincerà, anticipo già oggi il mio voto negativo. La Sicilia e questo parlamento non meritano un trattamento simile”.
E un richiamo alla “dignità” del parlamento è stato lanciato anche da altri deputati. E qui ritornano le recentissime polemiche sui disabili e su Riscossione Sicilia. È il caso del parlamentare di Forza Italia Giuseppe Milazzo: “Se una persona si sintonizza da Bolzano – ha ironizzato – crede che Crocetta stia all’opposizione. E non che governi da quattro anni. Perché non si è mai interessato del tema dei disabili? Perché non ha chiesto una relazione nei mesi scorsi? Non esiste un assessore (il riferimento è a Gianluca Micciché, ndr) che sia sganciato dall’organo politico che l’ha nominato. Crocetta avrebbe dovuto dire: quella persona che ho nominato risponde a me, e io ne rispondo di fronte ai cittadini. Troppo facile dire: ‘Questo assessore non ha fatto niente’. Chi doveva vigilare? Se Crocetta – ha concluso Milazzo – è poi convinto che questo parlamento sia fatto di incapaci, malfattori ed evasori, venga all’Ars, si dimetta e andiamo subito al voto. Se lui è convinto di aver fatto bene, non potrà certamente temere le elezioni”. “Non è accettabile – ha detto il capogruppo del Cantiere popolare, Toto Cordaro – che si debba necessariamente ricapitalizzare con 130 milioni Riscossione Sicilia, solo per evitare il rischio di passare per dei criminali. E invece nessuno si pone il problema, ad esempio, se quei soldi possano essere utilizzati per tanti padri di famiglia come ad esempio i dipendenti delle ex Province. I lavoratori di Riscossione Sicilia, infatti, anche in caso di chiusura dell’azienda, sarebbero comunque garantiti. Chiedo alla maggioranza e al governo – ha concluso Cordaro – uno scatto di dignità: individuiamo le reali priorità della Sicilia”. Tra queste, come detto, le ex Province e i suoi lavoratori. Vittime di una sciagurata riforma. E oggi a un passo dal fallimento.
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15 Marzo 2017, 06:00