08 Ottobre 2014, 06:09
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PALERMO – Rosario Crocetta tenta il contropiede sulla riforma delle Province. Ma all’Ars, le convergenze sul disegno di legge promosso dalla presidenza, che in qualche modo recepisce la riforma Delrio adattandola allo Statuto, sono ampie. E il percorso, sostenuto dal presidente dell’Assemblea Giovanni Ardizzone, è già avviato. Sarà questo il nuovo scenario di uno scontro istituzionale tra governo e parlamento? Ardizzone schiva le polemiche: “I due ddl non sono in competizione”, dice a Livesicilia il presidente. Che però intende tirare dritto sulla strada avviata, quella di un testo di iniziativa parlamentare. E ammonisce: “L’agenda dei lavori d’aula la detta la conferenza dei capigruppo, certamente non il governo”.
Presidente Ardizzone, oggi (ieri per chi legge, ndr) il presidente Crocetta ha annunciato che il ddl del governo sulla riforma delle province è pronto. E ha criticato l’ipotesi di un’applicazione del Delrio. Che ne pensa?
“La legge Delrio è una legge di riforma economica-sociale che comunque si applica anche in Sicilia. La questione se si applica o no è superata. Non mi risulta che sia stato presentato un ricorso alla Corte costituzionale avverso la norma. Ciò detto noi non pensiamo a un recepimento automatico della riforma Delrio. Il punto di partenza resta la legge cornice, la legge regionale numero 8”.
Bene, e allora dove stanno le differenze tra la riforma votata dall’Ars e quella Delrio?
“Né la nostra legge né la Delrio contengono le funzioni da attribuire alle istituzioni di governo di area vasta. La particolarità della Delrio sta nell’avere definito invece i confini che coincidono con le ex province e nell’avere istituto le città metropolitane”.
Anche la legge regionale ha istituito le città metropolitane, ma con criteri diversi…
“Sì, la legge regionale le ha già istituite e hanno superato il vaglio del Commissario dello Stato”.
Ma, obietta il governatore, se si applicassero i criteri fissati dalla Delrio, Catania e Messina non potrebbero essere città metropolitane. È così?
“No, Messina e Catania sarebbero salve. Al cento per cento. E viene fatta salva anche l’autonomia statutaria. La Delrio istituisce le città metropolitane e noi in forza del nostro statuto abbiamo istituito le nostre. Quando abbiamo esitato la legge nella primavera scorsa, abbiamo lasciato insolute le funzioni in particolare delle città metropolitane”.
Insomma, secondo questo disegno di legge diciamo “parlamentare”, cosa prenderebbe il posto delle vecchie province?
“L’ipotesi elaborata dagli uffici è quella di tre città metropolitane e sei consorzi. Che coincidono con i confini delle vecchie province. A tutti diamo le funzioni che avevano le province, in più, alle città metropolitane attribuiamo le funzioni che saranno decise dalla Conferenza Stato-regioni. Il principio fondamentale della Delrio sta nella sussidiarietà: le istituzioni di governo di area vasta diventano interlocutori diretti dell’Unione europea”.
Questa è stata una sua iniziativa politica?
“Io ho dato l’indirizzo, ho fatto preparare il testo dagli uffici, come istituzione parlamentare ho ritenuto opportuno accelerare un percorso legislativo che comunque dovrà essere completato entro il 31 ottobre, termine di scadenza dei commissariamenti delle province. Non possiamo andare molto oltre anche perché poi si dovrà aprire la sessione di bilancio”.
A proposito, a che punto siamo su quel fronte?
“In parlamento non è arrivata ancora la relativa proposta da parte del governo. E siamo già in ritardo”.
Torniamo al disegno di legge di cui oggi (ieri, ndr) si è discusso nella conferenza dei capigruppo: cosa lo distingue da quello del governo?
“Non lo so perché non credo che nessuno abbia visto il ddl del governo. Ma i due non sono in competizione. Voglio essere chiaro: questa è un’occasione per fare una riforma vera sulla base della nostra autonomia. La Regione dovrebbe occuparsi di politica internazionale. Per capirci, la Regione deve svolgere meno attività amministrative e più ruolo politico. Non può occuparsi di rilasciare autorizzazioni per i pozzi per irrigare l’orto di casa”.
Ma se nella vostra proposta i confini dei nuovi consorzi sono quelli delle vecchie province, i consorzi non sarebbero più “liberi” come prevedeva la legge regionale. Al Comune tocca restare dov’era prima. Un particolare che è stato messo in evidenza criticamente dal presidente Crocetta.
“Abbiamo previsto una soluzione inversa. Abbiamo visto prevalere una sorta di campanilismo nella scelta su quale consorziò aderire. Ed è quello che in qualche modo ha fatto naufragare la legge. Con la Delrio vengono previsti i perimetri delle vecchie province, successivamente però è data la possibilità ai comuni di aggregarsi diversamente, purché sussista la continuità territoriale”.
Il centrodestra insiste sul reintrodurre le elezioni di primo grado, cioè la possibilità per gli elettori di scegliere direttamente gli amministratori delle province. Che ne pensa?
“La Delrio rinvia a una fase successiva alla definizione dello statuto per determinare le modalità di scelta degli organi di governo”.
Una differenza tra la Delrio e la legge approvata dall’Ars riguarda il sindaco delle città metropolitane. Che per la Delrio è in automatico il sindaco del comune capoluogo, mentre per la legge regionale veniva eletto.
“Nella Delrio in prima battuta il sindaco è quello del capoluogo, ma poi si rinvia all’approvazione degli statuti che possono prevedere una modalità di elezione diversa”.
Se il governo porterà in Assemblea il ddl annunciato da Crocetta non si creerà un ingolfamento?
“No, lo si valuterà insieme agli altri disegni di legge. Serve prima una valutazione sull’assetto complessivo delle funzioni in capo alla Regione siciliana”.
Ma ci sono i tempi per rispettare la scadenza del 31 ottobre?
“Nella prossima conferenza dei capigruppo si discuterà solo nel merito del disegno di legge che è stato predisposto dagli uffici dell’Assemblea. Se ci sarà una condivisione generale questo potrà rappresentare il testo base perché si avvii il percorso legislativo in commissione, e successivamente in aula. Serve solo buona volontà”.
Quando si avvierebbe questo percorso legislativo?
“Martedì prossimo, se c’è l’orientamento favorevole della conferenza dei capigruppo”.
Ma nel frattempo l’Aula sarà impegnata nell’esame di due mozioni di censura a due assessori…
“Il disegno di legge sarà ancora in commissione quando l’Aula affronterà le mozioni di censura. E potrà arrivare in Aula i primi di novembre”.
Senta, ma non le crea un qualche imbarazzo politico questa sovrapposizione di disegni di legge, considerato che quello governativo è di competenza di un assessore del suo stesso partito?
“Nessun problema, ho agito da presidente della più alta istituzione che c’è in Sicilia. Che fino a prova contraria è il parlamento, che rappresenta il tutto e non una parte”.
Ma secondo lei c’è il clima politico per portare a casa una buona riforma?
“Stando alla conferenza dei capigruppo di stasera c’è un clima per fare un ottimo lavoro. L’agenda dei lavori d’aula la detta la conferenza dei capigruppo, certamente non il governo. Tant’è che è impegno dei singoli capigruppo evidenziare quali sono i ddl di iniziativa legislativa che possono avere un percorso accelerato”.
Ma il clima non potrebbe avvelenarsi ulteriormente se dovessero passare le mozioni di censura?
“Questa e una valutazione che appartiene esclusivamente al governo e alla sensibilità dei singoli componenti”.
Presidente, si dimetterà per accontentare Pippo Gianni?
“Gianni rimane un grande amico. E’ un personaggio che spesso va sopra le righe ma non per questo non può non essere considerato un animale politico di razza”.
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