26 Ottobre 2016, 17:35
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PALERMO – Tensione altissima, accuse incrociate e persino qualche parola di troppo. In questo clima, la conferenza dei capigruppo all’Ars ha trovato un accordo per rinviare le prossime elezioni per gli organi dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane. Un accordo poi confermato nella seduta d’Aula. Le elezioni si terranno il 26 febbraio: per altri quattro mesi, quindi, gli enti rimarranno commissariati.
La norma – che prevede quindi lo slittamento delle elezioni già indette per il 20 novembre – è giunta in aula sotto forma di emendamento al ddl sul Garante della famiglia. L’aula ha approvato il deliberato della conferenza dei capogruppo con il voto contrario di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle.
Proprio il capogruppo degli azzurri, Marco Falcone, ha denunciato l’atteggiamento della maggioranza e ha accusato il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone di non essere stato “super partes” e di aver giocato il ruolo di “braccio armato” della stessa maggioranza. I problemi tecnici che giustificherebbero questa ennesima modifica a una delle norme che riguarda la riforma delle Province, sarebbero stato esclusi, in sostanza, stando alle parole di Falcone, dallo stesso dirigente generale delle Autonomie Locali Giuseppe Morale.
Insomma, si tratterebbe puramente di una scelta politica. Dalla quale il presidente della Regione Crocetta ha preso ufficialmente le distanze: “Il governo non presenterà alcuna proposta per il rinvio delle elezioni nei Liberi consorzi. Credo che il dipartimento enti locali – dice Crocetta – possa chiedere una direttiva al Ministero per allineare la ponderazione del voto, senza per questo rinviare. D’altra parte non può essere il governo a proporre la legge, quando l’esigenza viene avvertita da alcuni gruppi parlamentari. Se si vuole modificare la legge e si deve pertanto procedere al rinvio, le proposte di modifica devono essere presentate dall’aula”. Ed è proprio quello che hanno deciso i partiti della maggioranza, attraverso l’insolito collegamento del rinvio delle lezioni a un disegno di legge che apparentemente non è legato alla riforma delle Province stesse.
Come detto, la norma è stata approvata dall’Aula. Forza Italia ha protestato con veemenza in Aula. “Ancora una volta – la denuncia di Falcone – sull’altare degli interessi dei siciliani, e per beceri interessi di bottega, si sacrifica il diritto di partecipazione e di ricostituzione degli organi sovracomunali. Dopo che PD, UDC e NCD hanno espropriato del diritto di voto i cittadini, con la soppressione del suffragio universale, ora hanno anche impedito, per la terza volta, l’espressione del voto ai consiglieri-sindaci dei comuni dell’Isola. Tutto ciò – prosegue – metterà a serio rischio ben 6 mila dipendenti provinciali, alcuni dei quali, come nelle province di Siracusa e di Enna, da mesi privi dello stipendio. A questo si aggiunge l’abbandono di servizi essenziali, quali la manutenzione della strade provinciali, divenute una vera e propria groviera, l’edilizia scolastica di secondo grado, in un vergognoso stato di abbandono, l’assistenza ai disabili. Ci troviamo di fronte ad un altro risultato eclatante del fallimento del Partito Democratico. Una situazione drammatica che ha tra i responsabili – conclude – il presidente Ardizzone, che soffocando le procedure, ha dimostrato di non essere uomo super partes ma braccio armato di questa squinternata maggioranza”.
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26 Ottobre 2016, 17:35