03 Ottobre 2023, 18:48
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PALERMO – Subito cinque milioni di euro per indire le elezioni di primo grado nelle Province. È questa la prima spesa che la Regione Siciliana dovrebbe sostenere in prima battuta per fare ritornare in vita gli enti nelle forme e nella organizzazione che avevano prima della riforma Crocetta. La stima è contenuta in un documento redatto dal Servizio elettorale del dipartimento Autonomie locali della Regione e reso noto oggi in commissione Bilancio all’Ars, dove è iniziato l’esame del ddl caro al governo ma non a tutte le anime della maggioranza.
Sul tavolo della Commissione è arrivata anche la relazione del Servizio Bilancio dell’Ars. Nel documento si analizzano gli effetti finanziari del ddl che vorrebbe reintrodurre l’elezione diretta per presidenti di Province, assessori e consiglieri con conseguenti indennità di funzione e gettoni di presenza. Si tratta di un fronte delicato, sul quale il Parlamento attende ancora una risposta da parte del governo. Nel ddl all’esame di Palazzo dei Normanni, che ha già ricevuto l’ok della commissione Affari istituzionali, esiste soltanto un vago riferimento alle tabelle contenute nella legge nazionale (la 119 del 2000). Non può bastare, il governo dovrà presentare cifre e coperture. Su questo punto gli uffici di Palazzo dei Normanni sono stati chiari: occorrerebbe fornire, anche in termini numerici e non soltanto mediante il rinvio alle tabelle della legge nazionale, “i dati relativi alla quantificazione degli oneri”. Tutto questo “al fine di consentire – si legge nella relazione lunga venti pagine – un’adeguata analisi sulla sostenibilità dei bilanci delle Province e del ritorno al sistema oneroso degli incarichi”.
In assenza dei numeri del governo, il Servizio Bilancio dell’Ars ha fatto i conti con la spesa storica per gli organi istituzionali. I dati sono quelli del 2011 e del 2012: 18,2 e 17 milioni di euro. Sono gli ultimi anni prima che entrasse a regime la riforma targata Crocetta. L’andamento della spesa nelle Province in quegli anni è stato ricostruito dagli esperti dell’Ars attraverso il sistema Siope (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici). Il calo delle uscite dopo l’entrata in vigore della riforma è evidente: 1.329.778 euro nel 2014, 969.036 euro nel 2015 e 880.446 euro nel 2016.
Si parte quindi dalle spese certe: i cinque milioni di euro necessari per la celebrazione delle elezioni. La stampa delle schede elettorali costerebbe da sola 390.400 euro. Ci sono i soldi per le pubblicazioni (170.800 euro) e quelli per la stampa di verbali e tabelle di scrutinio che comporterebbero una spesa di oltre due milioni. A questa cifra va aggiunta la stampa dei manifesti con le sanzioni penali (300mila euro). Per matite copiative, tamponi e inchiostro dei timbri metallici l’esborso sarebbe pari a 268.400 euro. La cifra si aggiungerebbe ai 170.800 euro previsti per “materiale di consumo”. Un’altra voce del quadro riassuntivo è quella relativa allo straordinario da corrispondere al personale delle prefetture e a quello della Regione: altri 150mila euro.
Sul piede di guerra Pd e Movimento cinque stelle, che oggi in commissione hanno sollevato diversi dubbi sulla opportunità che il ddl vada avanti. Obiezioni fondate sia sulle ragioni economiche che per sulla mancata abolizione della riforma Delrio a livello nazionale. “Circa venti milioni di euro per resuscitare le Province cui vanno aggiunti altri cinque milioni per indire le elezioni”, dice il pentastellato Nuccio Di Paola. “Una cifra abnorme – aggiunge – che la maggioranza targata Schifani sottrarrà alle tasche dei siciliani per creare nuove poltrone. Il Movimento 5 Stelle propone di utilizzare invece queste risorse per aiutare le famiglie a contrastare il carovita con sgravi su spesa, bollette e carburante”. Il deputato del Pd Fabio Venezia osserva: “Il governo Schifani dica chiaramente se vuole andare avanti sull’elezione diretta delle ex Province o se siamo in presenza dei soliti slogan animati da buone intenzioni ma senza fatti concreti”. E ancora: “Continuare con la stagione infinita dei commissariamenti mortifica i territori e non dà protagonismo agli enti intermedi che potrebbero giocare un ruolo importante nelle politiche di sviluppo territoriale alla luce delle ingenti risorse che arriveranno sul fronte degli investimenti in Sicilia”.
Tira dritto, invece, uno dei maggiori sponsor del ritorno delle Province: Totò Cuffaro. L’ex governatore ribadisce con forza un concetto espresso già in occasione dell’Assemblea regionale della sua Dc: “Il ritorno delle province era nel programma del centrodestra che ha vinto le elezioni regionali. I siciliani si spettano che venga rispettato questo impegno”. Parole indirizzate soprattutto agli alleati di FdI che non intendono ingaggiare alcun braccio di ferro con Roma.
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03 Ottobre 2023, 18:48