Province, si ripete| il copione della finanziaria

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14 Febbraio 2014, 06:00

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PALERMO – Ci risiamo. Lo spettacolo andato in scena a gennaio per la finanziaria si replica in questi giorni all’Ars, stavolta sulla delicata riforma delle Province. Una sfida esiziale per il governo e per l’Assemblea, il cui fallimento metterebbe a serio rischio la stessa sopravvivenza di questa sofferta legislatura. Ancora una volta, proprio come era stato per bilancio e manovra, governo e maggioranza si riducono all’ultimo momento, gravati dal pesante fardello di un colpevole ritardo e sospinti da una fretta proverbialmente cattiva consigliera. Quasi un anno è passato da quando Sala d’Ercole votò quella che le cronache battezzarono come “abolizione dalle Province”. Questi mesi non sono bastati per mettere in piedi una riforma convincente e condivisa. Si è andati avanti per proroghe, fino ad arrivare alla giornata di ieri, che doveva essere quella buona per trovare una quadra che invece non sembra raggiunta.

Il governo prende tempo e tira un mezzo sospiro di sollievo per la notizia del sì (condizionato) dei grillini, i cui 14 voti potrebbero blindare i numeri traballanti di una maggioranza attraversata da qualche fibrillazione di troppo. “Le leggi non si fanno nè nei summit romani, nè nelle riunioni pseudopolitiche che si tengono nelle stanze di questo Palazzo. Le leggi le fa il parlamento”, ha sintetizzato in Aula un deputato del Pd, Mario Alloro. E analoghe perplessità sono state espresse da un altro deputato ormai nell’alveo della maggioranza com Antonio Venturino, mentre nelle stanze di Palazzo dei Normanni si andava avanti di riscrittura in riscrittura, lo stesso pasticciato copione che portò al pastrocchio della finanziaria falcidiata dal commissario dello Stato tra le lacrime di coccodrillo di chi il pastrocchio aveva creato.

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Altro che accordo, insomma. E così, mentre si aspetta la prossima settimana, prende corpo l’idea di un ulteriore rinvio, con l’approvazione di una legge cornice, magari di un testo minimal, che rimandi a un ulteriore approfondimento i dettagli della riforma. Tanto, ha spiegato l’assessore Valenti, il termine del 15 febbraio non è perentorio. Curioso scoprirlo così all’improvviso.

La questione resta in sospeso ma offre ancora una volta l’immagine di un governo e di un’Assemblea che girano a vuoto e che faticano a tradurre in atti concreti gli annunci e le passerelle televisive. Un esecutivo fragile, una maggioranza sfilacciata, un’Assemblea nervosa e frammentata: difficile servire ai siciliani, con questi ingredienti, una pietanza decente.

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14 Febbraio 2014, 06:00

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