18 Febbraio 2014, 16:58
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PALERMO – La trappola alla fine è scattata. Nascosta tra le pieghe di uno degli emendamenti presentati dall’opposizione all’articolo 1. Una trappola che adesso potrebbe mandare in frantumi l’intera riforma delle Province. L’emendamento era firmato dal deputato di Forza Italia Marco Falcone, ed è passato grazie all’apporto decisivo del Movimento cinque stelle. I voti dei deputati grillini, a dire il vero, non ha fatto che svelare le divisioni di una maggioranza che non è stata in grado di garantire i numeri. Ed è andata clamorosamente sotto. Anche, probabilmente, a causa della decisione di stamattina del governo che ha deciso di prorogare i commissariamenti senza – sembra – aver condiviso la scelta con i partiti alleati. E tra i deputati che oggi hanno espresso la propria preferenza attraverso il voto segreto, non sono mancati i franchi tiratori. E qualche “assente sospetto”.
L’emendamento in questione, di fatto, cancella una parte del comma 2 all’articolo 1. Si tratta del passaggio nel quale si prevede che le città di Palermo, Messina e Catania fossero escluse dalla formazione di Liberi Consorzi, ma che, invece, dessero vita alle città metropolitane.
Un’idea di ente che ai grillini non piaceva. Non somigliava affatto a quelle “di stampo europeo” e il numero di tre, mentre in tutta Italia se ne prevede non più di dieci, aveva fatto già in passato fatto storcere il naso ai pentastellati.
Così, ecco governo e maggioranza andare sotto. Su una norma che adesso solleva dubbi di ogni tipo. Oltre a quelli di natura puramente politica, ci sono quelli di natura procedimentale. L’istituzione delle città metropolitane, infatti, è prevista anche a un articolo successivo: il sette. Resta da capire se – dopo la bocciatura di oggi – quell’articolo è ancora compatibile col resto della norma. E comunque sia, le forze che hanno bocciato l’emendamento di oggi, quasi certamente voteranno nella stessa direzione anche in quel caso. Anche per questo motivo, un attimo dopo il voto, il presidente Ardizzone ha deciso di chiudere la seduta e di rinviare i lavori a domani. C’è da fare chiarezza. Su diversi punti. Tranne uno: la trappola è scattata. La maggioranza non c’è.
LA DIRETTA DI OGGI
19.45 A votare a favore della soppressione delle città metropolitane, oltre all’opposizione, anche i deputati del Movimento cinque stelle.
19.42 Approvato l’emendamento che sopprime la norma per l’istituzione delle città metropolitane. Governo e commissione vanno sotto: 40 i voti a favore. La riforma già vacilla.
19.31 Si vota l’emendamento dell’opposizione che prevede l’abolizione delle norme che danno vita alle città metropolitane. Falcone: “In questo modo si impoveriscono il resto dei Comuni”.
19.29 Bocciato l’emendamento che impedisce la formazione di nuovi Liberi consorzi.
19.22 Alongi (Nuovo centrodestra): “Si sta perpetrando un’ingiustizia per i cittadini siciliani”.
19.13 Figuccia (Forza Italia): “La soglia dei 150 mila abitanti non farà che moltiplicare gli enti fin oltre i venti. Altro che riduzione dei costi…”.
19.08 Formica (Lista Musumeci) ribadisce i dubbi di costituzionalità del testo in discussione all’Ars. “Questa – aggiunge – doveva essere una legge di spending review e si sta trasformando in una norma che moltiplicherà i costi. E si toglie ai cittadini il diritto di votare solo per piazzare qualche trombato. Forse il governo pensa che i cittadini siano cretini”.
19.00 Prende la parola il presidente Crocetta: “Non ha senso limitare il numero dei Consorzi, sarebbe come tradire il senso stesso della riforma”.
18.50 Si discute degli emendamenti presentati dall’opposizione che prevedono il blocco del numero dei Consorzi a nove. E lo stop, insomma, alla proliferazione di nuovi Consorzi.
18.45 La soppressione dell’articolo 1 non passa per appena 6 voti. Un campanello d’allarme per la maggioranza.
18.43 Sugli emendamenti soppressivi all’Articolo 1 c’è la richiesta di voto segreto.
18.42 Ardizzone decide di andare avanti. Si passa all’esame dell’Articolo 1.
18.38 Nello Musumeci: “La proroga dei commissari da un punto di vista procedurale e politico obbliga quest’Aula a una seria riflessione. Chiedo che i capigruppo possano incontrarsi alla presenza del governo. Per verificare che tipo di percorso possiamo dare a questo articolato disegno di legge. Abbiamo un’esigenza temporale immediata o possiamo andare avanti con maggiore attenzione? Ne va della qualità della produzione legislativa dell’Aula”.
18.34 Assenza (Forza Italia): “La proroga dei commissari provoca un ulteriore e gravissimo vulnus all’iter di questa norma. Ci troviamo di fronte al terzo commissariamento per le Province. Anzi, per quelle di Ragusa e Trapani si parla del quarto commissariamento”.
18.30 Milazzo (Forza Italia): “L’Assemblea con un voto ha detto già a fine anno: mai più commissari con quelle finalità. E invece il governo ha deciso di nominarne ancora. I commissari avrebbero senso solo se accompagnano alle elezioni”.
18.20 Sono centinaia gli emendamenti e i subemendamenti al ddl di riforma delle Province. Solo le richieste di modifica all’articolo 1 sono racchiusi in ben dieci pagine.
18.14 Ioppolo (Lista Musumeci): “Vogliamo sottolineare ancora una volta i dubbi di legittimità costituzionale e politica sulla cosiddetta riforma delle Province”. La dichiarazione è contenuta in una lettera che i deputati della Lista Musumeci hanno inviato al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone.
18.10 Figuccia (Forza Italia): “Stiamo mettendo le Province in una condizione di illegittimità e di nullità degli atti che verranno firmati da adesso in poi”.
18.03 Formica (Lista Musumeci): “I commissari delle Province non sono presidenti di società partecipate. Quelli sono i rappresentanti legali di un ente locale. In virtù di quale legge il governo può nominare nuovi commissari? Se prima non va verso le elezioni, non può nominare i commissari. Siamo nella totale illegalità”.
17.57 La spiegazione dell’assessore Valenti: “Al momento le Province sono senza guida. E gli sviluppi possono essere due: l’approvazione della legge o l’indizione dei comizi elettorali. Essendoci in ogni caso un lasso temporale che va dal 20 di febbraio al 15 aprile per indire le elezioni, non possiamo lasciare le Province senza guida, così abbiamo operato attraverso le nuove nomine per arrivare fino al 30 giugno, data per gli eventuali ballottaggi. Si tratta di un procedimento amministrativo e non serve altro”.
17.54 Il presidente Ardizzone: “Sono venuto a conoscenza che ci sono atti amministrativi che garantiscano la continuità”.
17.48 Giovanni Greco (Pds): “Da un’indiscrezione pare che siano stati rinnovati i commissari. Vorremmo sapere se è davvero così”.
17.40 Riprende l’Aula.
17.00 Aula sospesa per trenta minuti.
16.50 E’ iniziata la seduta d’Aula che prevede all’ordine del giorno, tra le altre cose, la discussione del disegno di legge di riforma delle Province.
In giunta il governo ha predisposto il rinnovo dei commissariamenti delle Province. O sarebbe meglio usare il condizionale. Il governo “avrebbe” rinnovato gli incarichi. Visto che – secondo molti addetti ai lavori – la decisione non può che passare da Sala d’Ercole. Dove, non a caso, alla fine dell’anno scorso sono state clamorosamente bocciate, appunto, le richieste di proroghe ai commissari stessi.
Adesso però sono scaduti anche i 45 giorni ulteriori previsti dalla legge. Il 15 febbraio scorso, per la precisione. Quando le Province si sono trovate improvvisamente senza guida. “Sono già stati predisposti – spiega però l’assessore regionale alla Funzione pubblica Patrizia Valenti – i nuovi decreti di nomina”. Che dovrebbero riguardare, nel complesso, i commissari che hanno guidato le rispettive Province fino a tre giorni fa. Tranne che per il Commissario di Trapani, chiamato per un nuovo incarico a Roma.
Ma secondo alcuni deputati di Palazzo dei Normanni, quelle proroghe sarebbero tecnicamente sbagliate. Illegittime. Servirebbe infatti il passaggio parlamentare. Ma a far riflettere è il tipo di rinnovo a cui avrebbe pensato il governo: i nuovi incarichi, infatti, dovrebbero avere durata fino all’ultimo giorno utile per le eventuali elezioni provinciali. Elezioni che sarebbero inevitabili in caso di bocciatura della legge di riforma oggi in discussione all’Ars. Insomma, nemmeno il governo appare poi così certo di portare a casa l’epocale cancellazione delle Province.
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18 Febbraio 2014, 16:58