Province, non c’è ancora una data | E il governo ripensa al voto diretto

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17 Settembre 2018, 19:44

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PALERMO – “Il Governo regionale non può far altro che applicare quanto stabilito dalla legge Delrio, disponendo le elezioni di secondo livello per i vertici delle province”. Ad affermarlo è Bernardette Grasso, assessore alle Autonomie locali della Giunta Musumeci. Un governatore che da tempo però non fa mistero di puntate all’elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri di province e città metropolitane. E il governo regionale, in questo seno, nonostante le pronunce della Consulta, non si è ancora dato per vinto. Qualche novità potrebbe infatti arrivare da Roma e riaprire una partita che sembrava chiusa.

In principio, fu l’Ars, nell’agosto del 2017 ad approvare una legge che avrebbe ridato voce ai cittadini, nel tentativo di mettere la parola fine alla lunga serie di commissariamenti, disposti e prorogati dall’allora governatore Rosario Crocetta. Ma a bloccare il ritorno alle urne fu poi la Corte Costituzionale nel luglio scorso: la Consulta ha praticamente qualificato la legge nazionale firmata da Graziano Delrio, come norma fondamentale di riforma economico-sociale, capace di disinnescare la rivendicazione autonomista della Sicilia. Il pronunciamento che venne etichettato come “oltraggioso” dal presidente della Regione Nello Musumeci, che – a questo proposito – è tornato a riunire gli amministratori di centrodestra, durante la scorsa settimana, per prepararli alla prossima fase. In quell’occasione si è fatto cenno anche alla possibile data, oggi ancora un po’ “fumosa”: non è detto nemmeno che si possa andare al voto entro la fine dell’anno, infatti.

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Il governo regionale, però, non sembra intenzionato a darsi per vinto sul tema delle elezioni dirette. Anche, eventualmente, in un secondo momento. Fiduciosa, la stessa Grasso parla di un “nuovo testo che sarà presentato dopo le elezioni di secondo livello di novembre”. “La legge Delrio – ha proseguito l’assessore – fu confezionata,  all’epoca, soltanto per garantire una certa parte politica, calpestando completamente il principio di democrazia. Come può un sindaco, eletto a maggioranza relativa di una città, conoscere le esigenze di province intere che contano centinaia di migliaia di abitanti?”.

Intanto, sul tema, si è riaperto il dibattito sia a livello nazionale, sia in Sicilia. Alla Camera, infatti, nell’ambito della discussione sul “Milleproroghe”, è stato approvato un emendamento che impegna il governo “a valutare iniziative per ripristinare l’elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri provinciali e a consentire l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano”. La proposta è stata avanzata dal deputato Marco Silvestroni di Fratelli d’Italia. All’Ars, è Vincenzo Figuccia dell’Udc a fare eco all’iniziativa nazionale, firmatario di un ddl simile, che potrebbe trovare i favori della compagine che sostiene Musumeci: “E’ il fallimento di certe sinistre. Questo – il commento di Figuccia – è un segno di democrazia per sciogliere le catene ai “cani da guardia”, i consiglieri intendiamoci, pronti a vigilare su tantissime realtà e infrastrutture quali scuole, strade e beni culturali, da tempo, abbandonati a sé stessi”.

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17 Settembre 2018, 19:44

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