29 Novembre 2015, 18:17
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CATANIA- Santo La Causa, capo militare dei Santapaola oggi è pentito e collabora con la giustizia. Al Pm Antonino Fanara ha spiegato la strategia della mafia per entrare nel Pua. Una strategia semplice e consolidata nel tempo anche per altri affari catanesi.
“In genere l’organizzazione preferisce -dice La Causa- avvicinare gli imprenditori per il tramite di altri imprenditori già avvicinati ovvero per il tramite di professionisti, come il geologo nella cui campagna Enzo Aiello si incontrava con gli altri affiliati”.
Il riferimento è a Giovanni Barbagallo, colonna autonomista del clan Santapaola coinvolto nell’operazione Iblis, esperto di appalti. “Solo raramente -continua La Causa- si procede con danneggiamenti e minacce perché tale modalità è particolarmente pericolosa potendo indurre l’imprenditore a denunciare i responsabili”.
A questo punto il boss pentito fa l’esempio dell’estorsione condotta da Angelo Santapaola ai danni di Andrea vecchio “le cui imprese subirono una serie di attentati”. In particolare Santapaola è stato accusato dagli affiliati di aver gestito male il tentativo di estorsione -fallito- nei confronti di Andrea Vecchio, bruciando i suoi escavatori con azioni eclatanti.
La Causa spiega ai magistrati che all’improvviso gli imprenditori coinvolti entrano in un meccanismo: “L’obbligo di versare la percentuale sui lavori è controbilanciata dall’impegno profuso dall’organizzazione per procacciare lavori all’imprenditore che paga, sicché una volta che il rapporto è avviato gli imprenditori non frappongono alcun ostacolo al pagamento della somma di denaro e, di norma, si presentano a riferire direttamente quali sono i lavori che stanno svolgendo”.
Sarebbe questo il metodo utilizzato da cosa nostra per entrare nel Pua. “Ricordo -continua il pentito- che nel corso del mio ultimo periodo di libertà, prima del mio arresto dell’ottobre del 2009, Lucio Tusa, esponente del gruppo di Madonia ospite nel nostro territorio, comunicò ad Enzo Aiello dell’esistenza di un progetto per la realizzaizone di un ampio centro turistico nella zona della Playa di Catania, proponendosi quale intermediario con l’imprenditore del Nord che lo stava realizzando e chiedendo di potere fare lavorare delle imprese di Caltanissetta gestite dalla sua famiglia. Enzo Aiello parlò del progetto con l’imprenditore Incarbone, il quale disse di conoscere personalmente l’imprenditore del Nord e di potere egli stesso fare da tramite”. Ecco, secondo La Causa, l’applicazione come la mafia ha tentato l’infiltrazione nel progetto di edificazione della Playa. Cosa nostra piazza sullo scacchiere Lucio Tusa, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Caltanissetta guidata da Giuseppe Madonia detto Piddu, parla al capo dei Santapaola Enzo Aiello di un imprenditore del Nord, è Renzo Bissoli per il Ros, originario del Veneto, a fare da tramite dovrebbe essere un imprenditore “amico” della malavita, Mariano Incarbone, finanziatore del Mpa di Raffaele Lombardo, condannato ad 8 anni di reclusione in strettissimi rapporti proprio con Bissoli.
Numerose le intercettazioni delle telefonate tra i due imprenditori, che parlano della realizzazione di un centro commerciale a Rosolini (“ho un affare da proporti”), e della possibilità di firmare un compromesso senza soldi, “si paga -dice Bissoli- solo quando c’è tutto sistemato”.
L’artefice del legame tra i due intercettati sarebbe stato Raffaele Lombardo. Bissoli e Incarbone parlano delle strategie utili al passaggio in consiglio comunale del Pua e del sostegno elettorale ad alcuni candidati. LEGGI ANCORA SUL MENSILE “S” IN EDICOLA O ACQUISTA IL NUMERO ON LINE
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29 Novembre 2015, 18:17