25 Giugno 2015, 10:58
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PALERMO – Continuano ad emergere nuovi elementi, che vanno a confermare e a rendere sempre meno salde le posizioni dei diciannove indagati nell’operazione “I treni del gol”, che vede come punta della piramide il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, e alla base alcuni personaggi che si sono occupati di tenere i contatti tra i dirigenti, come l’amministratore delegato Cosentino e l’ex direttore sportivo Delli Carri, e i tesserati da convincere attraverso delle vere e proprie mazzette, a “vendere” le partite. E a proposito del patron della formazione rossoazzurra, l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport fa sapere che sono state depositate, attraverso il legale Giovanni Grasso, le lettere di dimissioni da ogni carica all’interno del club etneo. Un modo per lasciare il suo Catania in mani meno compromesse, almeno sul piano legale e giudiziario, ed evitare ulteriori ripercussioni per il club in vista del giudizio finale, con il procuratore Palazzi che sta valutando il contenuto delle carte passate nelle sue mani, in modo da formulare una prima pena da proporre in sede processuale.
Dalla giornata di ieri, il novero dei giocatori indagati si è allargato ulteriormente. I nomi di Cristian Terlizzi (Trapani), Marco Moscati (Livorno), Barberis (Varese, ex Primavera Palermo) e Janse (Ternana) si aggiungono a quelli trapelati martedì, poche ore dopo l’esplosione del caso, ovvero quelli di Daì e Pagliarulo del Trapani, Bernardini del Livorno, Fiamozzi del Varese e Bruscagin del Latina. Tutti giocatori che militano in club finiti al centro della compravendita delle cinque partite finite nel mirino della magistratura. E nell’occhio del ciclone potrebbe essere finito anche il bomber del Catania Emanuele Calaiò, primo calciatore rossoazzurro che rischia di rientrare tra gli indagati: tra le intercettazioni messe agli atti dagli inquirenti, infatti, ne spunta una tra il numero 9 etneo e Delli Carri, in merito alla partita casalinga contro la Ternana.
Anche sul fronte Messina si muove qualcosa di pericoloso. La partita in questione è quella pareggiata al “San Filippo” contro l’Ischia, gli indagati sono il patron Pietro Lo Monaco e il direttore sportivo Fabrizio Ferrigno. Quest’ultimo ha tenuto i rapporti con Impellizzeri (uno degli indagati, nonchè uno dei motori dell’iniziativa), il quale ha riferito a Ferrigno dell’esistenza di una “bomba che avrebbe fatto guadagnare 300mila euro”. Una volta avuta la certezza del risultato, con i campani che avrebbero chiuso il primo tempo in vantaggio e i peloritani che avrebbero pareggiato nella ripresa, è partito il giro di telefonate per avviare le scommesse. E spunta anche una telefonata tra Lo Monaco e Ferrigno, i quali provano a parlare in linguaggio cifrato per mascherare l’accordo, e una tra il patron e il figlio Vincenzo, che al termine dell’incontro ha visto il primo molto interessato al risultato maturato dopo i primi 45 minuti.
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25 Giugno 2015, 10:58