Punì l’alunno “bulletto” | Condannata insegnante in pensione

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17 Febbraio 2011, 10:35

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Fece scrivere ad un alunno cento volte sul quaderno: “Sono un deficiente”. Una punizione che è costata una condanna a un mese di carcere a Giuseppa Valido, 59 anni, ormai insegnante in pensione a Palermo. L’imputata però non andrà in cella per via della sospensione della pena e per il condono. Con il rito abbreviato il 27 giugno 2007, come ricostruiscono stamane alcuni quotidiani, il gup aveva assolto l’imputata. Ma il pm insieme alla parte civile aveva presentato ricorso. Nel giudizio di secondo grado il pg aveva chiesto una condanna a 14 giorni di reclusione. Ma la terza sezione della corte di appello, presieduta da Gaetano La Barbera, è andata oltre le richieste dell’accusa, condannando l’insegnante a un mese. Per il legale dell’insegnante, Sergio Visconti: “Non è stata fatta giustizia. La mia cliente è profondamente offesa ed amareggiata. Si sente tradita dalle istituzioni”. Di parere contrario il padre dell’alunno: “Ha avuto quello che si meritava. Doveva pagare il conto. Dopo quella punizione sono stato costretto a portare mio figlio dalla psicologo”.

L’insegnante aveva inflitto la punizione al ragazzino perché, insieme a due coetanei, aveva impedito a un compagno di classe di entrare nel gabinetto dei maschi dicendogli “non ti facciamo passare perché tu sei una femminuccia, un gay”. Il piccolo era scoppiato in lacrime e la professoressa aveva deciso di punire il responsabile. Uno degli autori della bravata aveva chiesto scusa, ma non il presunto bullo. Era così scattata la punizione e l’insegnante aveva imposto all’alunno di darsi del deficiente. “Una lezione di vita” per la professoressa. Un “abuso dei mezzi di correzione” per i giudici.

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“Mia moglie è amareggiata, ha lasciato la città dopo la sentenza. Per un po’ rimarrà fuori Palermo”. Lo afferma Salvatore Ienna, il marito di Giuseppa Valido, l’insegnante condannata dalla corte di appello di Palermo ad un anno di carcere, pena sospesa, per avere costretto un suo alunno a scrivere per punizione sul quaderno cento volte “sono un deficiente”. Il marito della docente, raggiunto telefonicamente dall’ANSA, ha detto che la moglie “non vuole commentare in alcun modo la sentenza”.

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17 Febbraio 2011, 10:35

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