03 Giugno 2011, 18:08
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Non è tanto il dissenso, ampiamente annunciato. E’ la sicurezza delle posizioni che lascia presagire una svolta imminente. Nicola Latorre – che del Pd non è l’ultimo arrivato – non solo invita il suo partito a ritirare il sostegno a Lombardo. Muove un passo in più. A domanda risponde: “Credo di rappresentare le posizioni del Pd”. Bisognerebbe chiedersi di quale partito democratico. Di quello romano che comincia a smarcarsi dall’esperienza del governo siculo? Di quello cracoliciano che in Sicilia sostiene Raffaele? Antonello Cracolici, plenipotenziario democratico, l’ha scritto pure nel suo blog: indietro non si torna. E’ uno squillo di tromba, una parola d’ordine impartita alle truppe nella marcia lungo il deserto. E’ anche un rimbombo che serve a rintuzzare il suono insistente delle campane in lontananza. Un rintocco funebre per il presidente. Naturalmente, se uno chiede notizie in giro, si sentirà rispondere che c’è una dialettica avviata e bla bla bla…
Perché Latorre parla con tale certezza, ergendosi a ermeneuta autentico del Pd rispetto alla questione isolana? Semplicemente, perché il malumore cresce e non riguarda più la pancia dei democratici. Arriva al vertice. A Roma hanno cominciato a pesare con un’altra bilancia l’esperienza della giunta “riformista” e ne stanno ricavando un giudizio di insufficienza, l’impressione di un’esperienza al tramonto. Da qui la necessità di allontanarsi prima dell’inevitabile crollo che finirà, comunque, per travolgere la credibilità di un partito, insieme a Cracolici e Lupo.
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03 Giugno 2011, 18:08