04 Luglio 2015, 11:06
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PALERMO – Minuto 118 di una partita vissuta a sprazzi, Andrea Pirlo ha appena impegnato Jens Lehmann ad una grande parata. Calcio d’angolo per l’Italia. La difesa tedesca mette fuori. C’è ancora lui, Pirlo. Una finta, una seconda finta, un’altra ancora e poi lo scarico a centro-area. A ricevere l’assist è un uomo venuto da Roma ma cresciuto nei campi polverosi di provincia. Il piede destro ben piantato sul green del Westfalenstadion, quello sinistro a telecomandare il pallone all’angolino alla destra di Lehmann. Il gigante dei pali tedeschi, questa volta, non può nulla. L’uomo di Roma corre, esulta ed esclama “non ci credo, non ci credo”. L’urlo di Tardelli è solo un ricordo sbiadito nel vedere Fabio Grosso che scatta verso la sua metà campo, forse inconsapevole della storicità della sua giocata.
Una carriera che passa davanti ai suoi occhi, in quella coesa sfrenata. Gli esordi nelle giovanili della Renato Curi e poi l’esordio tra i ‘grandi’ nel campionato Dilettanti. Poi Chieti, dove gioca da trequartista prima della metamorfosi da terzino sinistro a Perugia. Da un campionato di C2 vinto da protagonista dietro alle punte, al debutto in serie A da terzino sinistro. Tre anni e mezzo, 67 partite giocate e 7 gol arriva un passo indietro, seppur apparente: Fabio sbarca a Palermo, partecipando alla festa per la vittoria annunciata del campionato di B e per rilanciarsi anche in chiave azzurra. Già, quella Nazionale ritrovata proprio grazie ai rosanero dopo le tre presenze negli anni perugini. Il gol decisivo in Scozia nel 2005 che contribuisce a rendere concreto il pass per Germania 2006. Il suo primo Mondiale.
Fabio gioca in una linea arretrata che per metà è rosanero, con Zaccardo sull’altro out fino alla sfortunata autorete contro gli americani. Subentrerà un mostro sacro come Zambrotta, ma Grosso gioca un mondiale strepitoso. Il rigore conquistato contro l’Australia in un tribolatissimo ottavo di finale era solo il primo indizio di quanto sarebbe stata magica quell’estate per lui. Nel frattempo si discuteva del suo passaggio dal Palermo all’Inter, e l’Italia tutta sembrava essere attratta più dal caso poi denominato Calciopoli, che dalle vicende degli azzurri in terra teutonica. Arriva così il 4 luglio. Italia-Germania. Il remake di quell’assurda giornata a Città del Messico di 36 anni prima. Dal rigore in movimento di Rivera alla rasoiata di Grosso, il passo è più breve di quanto possa sembrare. Cinque giorni dopo toccherà alla Francia soccombere, stavolta ai rigori, e il penalty decisivo lo tirerà sempre Grosso. Un’estate da ricordare, in cui Palermo è diventata il centro del mondo, grazie ai colpi da biliardo del trequartista diventato terzino sinistro per caso.
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04 Luglio 2015, 11:06