07 Ottobre 2014, 08:30
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PALERMO – Non è un ritiro punitivo. Almeno, così ha voluto precisare il presidente Zamparini. È semmai un ritiro per capire cosa aggiustare, in che modi e in che tempi, sicuramente ristretti. Perché la sfida col Cesena diventa realmente la partita della vita per Iachini e per i suoi uomini, perché il tempo di aspettare si è concluso. È questo il vero significato del ritiro in Friuli del Palermo: non una punizione, non un allontanamento dalla piazza. Solo una presa di coscienza. Tutt’altra storia rispetto ai famigerati ritiri punitivi vissuti in passato, con la piazza in subbuglio o con situazioni totalmente sfuggite di mano, quando “rinchiudere” la squadra diventava l’ultima possibilità per salvare il salvabile, spesso con risultati scarsi.
Gli ultimi ritiri nel bel mezzo della stagione, a Palermo, si sono visti nella doppia era Gasperini: la Lombardia come prima meta al suo arrivo, per preparare la sfida con l’Atalanta; Roma come culmine del suo rapporto con Zamparini, prima di essere richiamato; e Novarello l’ultima “fatica” in ritiro del tecnico di Grugliasco. Mai un risultato positivo, col Palermo che non riuscirà ad ottenere la salvezza. Prima di lui, anche Guidolin ha dovuto subire la scelta dirigenziale di mandare la squadra in ritiro: un Palermo in piena zona Champions sprofonda fino al quinto posto nel girone di ritorno. La prima mossa di Zamparini è mettere l’allenatore della Primavera Pergolizzi in panchina, la seconda è quella di cacciarlo per richiamare Guidolin e, ovviamente, partenza punitiva per i rosa, nella speranza di dare una scossa. Quel Palermo in caduta libera riesce, con due vittorie nelle ultime due partite, a salvare almeno un piazzamento Uefa, lasciando però l’amaro in bocca per un epilogo ben diverso da quanto sognato poche settimane prima.
Ma quelli appena elencati vanno posizionati alla voce “ritiri punitivi”, con squadre spaesate che necessitavano di una scossa. Per il Palermo di Iachini, al di là dei risultati, basterebbe solo tornare indietro di una settimana, quando ha preso gli applausi di tutto il “Barbera” nonostante la sconfitta con la Lazio. Un ritiro in cui serve ritrovare unità di intenti, non certo ricreare una gruppo come si provò a fare con Gasperini o con Guidolin. Dato che la storia si ripete, allora andiamo a prendere un ritiro voluto dopo uno 0-4 casalingo nel derby col Catania. Toni accesi, senza dubbio, ma allenatore confermato sulla panchina (anche se Zamparini ebbe decisamente da ridire su Ballardini dopo quel match). Risultati dopo il ritiro? Vittoria in trasferta a Firenze e spettacolare 5-2 sul Lecce al rientro tra le mura amiche. Batosta nel derby superata nel migliore dei modi e campionato più che tranquillo.
Che questi cinque giorni in Friuli possano allora essere cinque giorni di serenità per Iachini, per fargli preparare nel migliore dei modi una partita che segnerà, nel bene o nel male, il destino suo e del Palermo. La vicinanza del presidente Zamparini non dovrà necessariamente essere sinonimo di interferenza, esattamente come si vede durante i ritiri estivi. La pausa per le nazionali arriva nel momento più opportuno e il presidente ha voluto cogliere la palla al balzo per tenere tutti sull’attenti. Valigie pronte, si parte. Nessuna punizione, ma non sarà affatto una gita di piacere.
Intanto sono ventotto i giocatori rosanero convocati per il ritiro in Friuli. Assenti Belotti, Lazaar ed Ujkani, in quanto impegnati con le rispettive Nazionali:
PORTIERI: Alastra, Fulignati, Sorrentino.
DIFENSORI: Andelkovic, Bamba, Daprelà, Emerson, Feddal, Gonzalez, Milanovic, Morganella, Munoz, Pisano, Terzi, Vitiello.
CENTROCAMPISTI: Barreto, Bolzoni, Chochev, Della Rocca, Maresca, Ngoyi, Quaison, Rigoni, Vazquez.
ATTACCANTI: Bentivegna, Dybala, Makienok, Joao Silva.
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07 Ottobre 2014, 08:30