11 Novembre 2009, 11:07
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Anni fa, c’era Vicè delle Poste a Palermo. Credeva di essere una donna. Aveva subito, forse, violenza. Quando vedeva un’ambulanza, scappava. Viveva sulla scalinata delle Poste di via Roma. Da qui, il nome. Si ammalò di broncopolmonite. Per giorni fu vegliato dai volontari di Biagio Conte. Capirono che era grave, quando accettò l’aiuto di un medico. Non fece in tempo a poggiare la testa sulla lettiga dell’ambulanza. Morì. Ai romantici piace pensare che Vicè ebbe il tempo di fissare le stelle, un’ultima volta.
Al Tribunale c’era la Nonnina. Abitava nell’androne di un palazzo e mangiava la minestra. Portava uno scialle rosa. Non parlava con nessuno.
E c’era una donna che stava in vecchio magazzino con suo marito. Dormivano tra topi e sacchetti di plastica. Chiacchierava di favolose somme, di una pensione messa da parte. Suo marito chiuse gli occhi una notte. Lo portarono via e lei non lo rivide più. Una volta disse: “Antonino, mio marito, è in ospedale. Prima o poi tornerà”.
E c’era un uomo senza gambe che stava al binario 8 della stazione centrale di Palermo. Una vecchia compagna di scuola gli portava da mangiare.
E c’era Vicè vogghiufumare che scroccava una sigaretta a tutti. Si riparava tra i cassonetti, all’ospedale Civico. In una vita lontana era stato un bravo sarto.
E c’era un altro che aveva trovato alloggio in un condominio di via Ugo. I condomini gli consentivano di restare di notte. Di giorno puliva il suo angolo e andava via.
E c’era Eugenio che sostava sotto i portici di Passaggio dei Poeti. Uno lo tormentava e lui gli diede una coltellata. Forse è ancora in carcere.
E c’era un’altra donna, sempre alla stazione. Guardava i treni. Aveva un’età avanzata. Guardava i treni e ripeteva: “Mio padre sta passando a prendermi”.
Una volta, i barboni di Palermo erano persone. Erano degli Ulisse, cioè dei Nessuno, in viaggio per misteriose Odissee. Quando morivano, lasciavano una buca scoperta nel cuore della città. Si sa che le cose cambiano. Gli spazi per raccontare la miseria si sono ristretti. La povertà crudele non suscita più né solidarietà, né sorpresa. Nemmeno le morti per freddo, malavita, e stenti. Un trafiletto e via. Non ce n’è uno che si curi di ricostruire le trame di queste labili esistenze. Non c’è più nessuno per Nessuno.
Eppure, quando Vicè delle poste morì, intorno a lui, c’erano lacrime, uomini e stelle.
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11 Novembre 2009, 11:07