Quel pomeriggio | nell’inferno di Scopello

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25 Giugno 2014, 18:44

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PALERMO – Se sei nato in Sicilia, alla “stagione degli incendi” sei abituato. Alcuni la chiamano estate. Ma l’abitudine non può insegnarti a gestire una situazione tanto pericolosa quanto spaventosa come quella di trovarsi a dover domare le fiamme ad un passo da casa tua. Eppure, i luoghi disgraziati dove tre mesi l’anno si combatte contro il fuoco sono tanti. E quasi tutti sono meravigliosi, come Scopello: un paese, una campagna, una perla siciliana martoriata ogni anno dalle fiamme. E allora fa ancora più rabbia se nonostante le telefonate, le richieste d’aiuto e i tentativi di arginare il fuoco a mani praticamente nude, la devastazione non si è riusciti ad evitarla. Ieri, mentre bruciava mezza Sicilia, le campagne di Scopello sono state praticamente distrutte. Nessuna vittima, ma il pericolo c’è stato eccome.

Perché i focolai erano ovunque, e il forte vento di scirocco ci ha messo un istante a farle propagare in tutta la zona, circondando il paese e isolando i suoi abitanti, i villeggianti e i tanti turisti rimasti bloccati per ore. I più fortunati si sono potuti rifugiare a casa propria. Ma c’è anche chi è dovuto scappare, perchè la minaccia del fuoco si era spinta fin dentro le case. La prima reazione di fronte all’odore del fumo, al rumore delle fiamme che avanzavano “mangiando” tutto quello che si trovavano davanti, è stata cercare di fermarle. Tutto inutile. L’acqua non bastava. I numeri di emergenza, intanto, squillavano a vuoto. E allora è partito il “si salvi chi può”. Tutti fuori, per strada, nelle auto, nelle villette vicine, alcune rimaste indenni dalla minaccia delle fiamme. Ci sono volute due ore prima che arrivasse qualcuno. O meglio, qualcuno in grado di domare un incendio. Nel frattempo, nessuno si è arreso. Tutti erano impegnati ad arginare il pericolo come potevano, gettando acqua nei campi, chi ha potuto ha dato ospitalità ai vicini, soprattutto persone anziane. E l’unica cosa alla quale si riusciva a pensare, nel frattempo, era il suono del telefono che squillava a vuoto. Nessuno ha risposto ai numeri di emergenza incendi per tutto il pomeriggio.

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Quando le fiamme finalmente si sono spente, qualcuno andato a vedere cosa stava succedendo nel resto della zona. Scopello bruciava, tutto bruciava. Girando per le strade in auto si vedevano solo fuoco e fumo, e qua e là qualche turista che, sul ciglio della strada, guardava lo spettacolo stralunato. Le macchine parcheggiate in fila nelle zone sicure, un’auto della protezione civile camminava a passo d’uomo bloccando l’accesso ad alcune strade, come quella che porta al paesino abitato o alla statale per la vicina Castellammare del Golfo. Erano tutti bloccati. Le fiamme, in alcuni punti, sbarravano letteralmente la strada. Il paese era inaccessibile: troppo fumo, e il fuoco arrivava fino alle porte di alcune abitazioni. Qualcuno si copriva il volto con i fazzoletti bagnati, per non soffocare. Una scena apocalittica. Altri raccontavano di come erano dovuti scappare via dalle campagne lasciando gli animali al loro destino. E le pochissime forze dell’ordine sul posto non potevano far altro che alzare le braccia e dire, tristemente, “ancora non si è visto nessuno”. Nessun mezzo in grado di domare quella devastazione. Alla fine sono arrivati i canadair, erano le nove di sera. Nel frattempo si è fatto buio. E le conseguenze delle fiamme, che per quasi cinque ore hanno avuto campo libero, si sono viste stamattina. A Scopello, oggi, è grigio anche il mare.

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25 Giugno 2014, 18:44

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