02 Aprile 2014, 13:25
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ROMA – Non rivelò “nulla di nuovo” il pm di Palermo Nino Di Matteo nell’intervista a Repubblica che lo ha fatto finire sotto procedimento disciplinare. Perché la notizia delle telefonate tra il capo dello Stato e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, intercettate nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, era già stata diffusa “come certa” da parte di testate giornalistiche nazionali. E’ uno dei passaggi dell’ordinanza con cui il Csm ha prosciolto il pm di Palermo.
“A prescindere dall’opportunità o meno della scelta di rendere le dichiarazioni stesse” la condotta di Di Matteo fu “caratterizzata comunque – sottolinea un altro passaggio dell’ordinanza di 42 pagine- da un rassicurante e chiaro riferimento all’irrilevanza delle intercettazioni della voce del Presidente della Repubblica”.
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02 Aprile 2014, 13:25